La scuola fiamminga
Nel clima di nuova fioritura artistica portato dal Rinascimento, anche la musica riceve un impulso senza precedenti. A seguito della sconfitta dei Francesi ad Azincourt da parte dell’esercito inglese (1415), Parigi perde il primato culturale e politico in
Europa, mentre crescono via via d’importanza le città fiamminghe del Belgio, dell’Olanda e della Francia settentrionale, nuovi potenti poli di attrazione per poeti, musicisti e cantori d’Europa.
Nasce così e si afferma la Scuola fiamminga, una corrente destinata a valicare i confini delle Fiandre e a divenire in breve tempo un grande movimento internazionale. Infatti i musicisti fiamminghi prestano i loro servigi nei principali centri di tutta Europa: in particolare in Italia – presso il Duomo e la corte sforzesca di Milano, presso la corte pontificia di Roma, la corte medicea a Firenze, la corte reale a Napoli, la basilica di San Marco a Venezia . ma anche in Spagna, in Francia, in Germania.
L’importanza di questa scuola, rappresentata da insigni maestri come Guillaume Dufay (1400ca-1474), Gilles Binchois (1400ca-1460), Johannes Ockeghem (1428-1495), Jacob Obrecht (1450ca-1505), Josquin Depres (1440ca-1521), è determinante per l’evoluzione della polifonia e delle forme musicali: messa e mottetto nel genere sacro e chanson (canzone polifonica) in quello profano. Elemento fondamentale dell’arte fiamminga è l’”imitazione”, detta anche canone, con cui le singole parti entrano i successione imitando la melodia delle parti precedenti.
Con l’immensa produzione dei suoi musicisti, la Scuola fiamminga ha il grande merito di aver tracciato le linee di una scienza musicale sapiente e rigorosa, fondamento di tutta la nostra tradizione musicale.