I grandi musicisti del Cinquecento
Toccati i vertici della più alta perfezione tecnica, l’influenza dei musicisti fiamminghi, dopo un secolo di incontrastato dominio, conosce il suo inevitabile declino. Ma alla loro scuola
impareggiabile si formano altri grandi maestri come Orlando Di Lasso (1532 ca-1594), autore di mottetti, madrigali, messe e chansons, Tomàs Louis de Victoria (1548 ca-1611), che compose esclusivamente musica sacra, e soprattutto Giovanni Pierluigi da Palestrina (1525ca-1594) considerato il più grande musicista del Cinquecento.
In Italia crescono felicemente le forme musicali profane. Nella splendida corte fiorentina di Lorenzo il Magnifico fiorisce una rigogliosa messe di canzoni monodiche: sono i canti carnascialeschi e i trionfi, che accompagnano i carri allegorici con cui il popolo percorre la città durante le spettacolari feste di carnevale, e le canzoni a ballo. Famoso è Il Trionfo di Bacco e Arianna composto da Lorenzo il Magnifico nel 1490, due anni prima della sua morte.
La fresca vena popolare influenza anche la musica colta. Nascono nuove forme polifoniche, quali la frottola e lo strambotto – nelle quali comincia a predominare la melodia della voce superiore, talvolta accompagnata anche da soli strumenti (liuto, viola) – e infine la villotta, componimento a quattro voci, sorta di omaggio ai canti popolari e contadini delle diverse regioni.
Tre grandi artisti: Luca Marenzio (1553-1599), Gesualdo da Venosa (1560-1613) e Claudio Monteverdi (1567-1643) portano il madrigale ad un livello di ineguagliato splendore.