Voglia di musica
"Le vibrazioni che la musica produce nel corpo vengono colte fin dalla primissima età e già durante la vita intrauterina. È dimostrato che il feto di 6 mesi percepisce i suoni e sembra poter addirittura "ricordare" le esperienze musicali vissute in utero. Il bambino di pochi mesi è già particolarmente attratto dalle filastrocche e dalle canzoncine; egli ascolta come ipnotizzato, è la "magia" della musica! Quando è più grande
istintivamente inizia a "fare" musica con ogni improvvisato strumento che gli capita fra le mani oppure reagisce all’ascolto di un brano mettendosi a "ballare" e "cantare". La musica fa parte dunque del vissuto di ogni individuo: è gioia, divertimento, gioco, emozione, mezzo per comunicare e interagire con gli altri e con l’ambiente, stimolo per conoscere e sviluppare le potenzialità espressive e creative della persona".
"Crescere in armonia" di Stefano Gorini , Maddalena Patella (Musicisti si diventa – Rivista n. 3 Luglio-Agosto – 2006 -UPPA: Un Pediatra Per Amico, bimestrale dell’Associazione Culturale Pediatri)- Fonte intenet-.
Vale la pena ricordare che, con l’avvento delle discipline neuro-scientifiche si è ribadito a più voci quanto positivo risulti essere un approccio precoce all’educazione al suono quale veicolo del linguaggio musicale, capace di costruire e organizzare gli intrecci e le connessioni dei neuroni presenti nel nostro cervello, facilitando l’espressione di idee, di emozioni e la socializzazione. Allo stesso livello è noto quanto sia benefico il suo uso nel trattamento di particolari patologie, oltre che svolgere una insostituibile funzione estetica. La naturale predisposizione all’ascolto non basta, non si può e non si deve confidare solo in un apprendimento spontaneo, né lo si può considerare sufficiente. Ancora di più oggi, con gli stimoli sonori dell’ambiente circostante così numerosi e invasivi da diventare inquinanti e nocivi. Nelle popolazioni in cui la musica è parte integrante della vita quotidiana, i bambini imparano a cantare così come imparano a parlare. È il caso, ad esempio, degli Anang della Nigeria che educano alla musica i loro figli già dalla prima settimana di vita. A cinque anni questi bambini sanno cantare a memoria centinaia di canzoni, sanno suonare diverse percussioni e creare piccole melodie. Non è questo il caso dell’Italia, paese nel quale l’educazione musicale dei bambini e dei giovani non è considerata una priorità. Ma la memoria Musicale-Storica dov’è andata a finire? Erano alieni Verdi, Puccini, Bellini, Paganini, Donizetti, Rossini, Vivaldi, Respighi, Mascagni, Toscanini e chi più ne ha più ne metta? E Morricone, Abbado, Muti provengono da Aldebaran? In Italia "normale" è che a sei-sette anni molti bambini non abbiano ancora raggiunto una coordinazione almeno sufficiente a livello audio-vocale, audio-oculo-manuale, risultando così a-ritmici e a-tonici, a causa di stimoli inadeguati, condizionamenti psicologici, ambienti familiari poco propositivi. In maniera molto superficiale, troppo spesso, tanti bambini vengono considerati "privi di talento" mentre, in realtà, dovremmo chiederci: c’è mai stata volontà di far veramente ascoltare musica? Quale funzione è stata attribuita alla musica? Solo quella di costante "tappezzeria sonora" fornita dalla televisione? Abbiamo mai cantato in loro presenza o insieme loro? Abbiamo recitato filastrocche o ninne nanne? Quanta importanza abbiamo dato a questa educazione "informale" che dà tanto profitto nell’educazione dei bambini nigeriani? E ancora: come impostare una corretta educazione musicale? Un altro esempio ci viene fornito dai paesi nord-europei e in special modo dalla Finlandia, paese che pone massima attenzione all’educazione familiare, con una serie di stimoli, provenienti da essa: insegnare canzoni, filastrocche, giochi di motricità legati a eventi sonori, imitazioni ritmico-melodiche, o più semplicemente l’abitudine a raccontare o a leggere ad alta voce fiabe e leggende popolari. Terreno fertile nelle abitudini culturali finlandesi, allo scopo di salvaguardare e conservare il patrimonio etnico-folklorico, soprattutto quello musicale. Questa educazione familiare, è supportata da quella istituzionale che sostiene questi princìpi. Nel campo musicale in particolare, in Finlandia, già nella prima età, lo studio musicale comprende un "sapere" e un "saper fare" mirato allo sviluppo della musicalità generale, per tutti, senza porsi il problema se un determinato allievo diventerà un musicista. È, ciò che da noi si chiama educazione musicale, presente istituzionalmente solo nel ciclo delle scuole medie di primo grado; in Finlandia, invece è disciplina curriculare in tutti i gradi della formazione, considerata come materia dai molteplici effetti positivi, tra i quali lo sviluppo e l’articolazione dell’immaginazione, del pensiero critico, creativo, e delle capacità comunicative e relazionali. Nella formazione universitaria le cose non cambiano.
Le università offrono la formazione pratica e quella teorica, articolando piani di studio integrati, in parallelo con i conservatori intesi come "università di specializzazione" per la formazione tecnica. Grazie alla globalizzazione veniamo solo ora a conoscenza dei risultati di una impostazione di questo tipo. Non è superfluo sottolineare che l’ordinamento scolastico finlandese, che prevede, per esssere precisi, l’ingresso a scuola all’età di sette anni, non si limita a produrre frutti solo in campo musicale. La Finlandia primeggia nelle più svariate classifiche: reddito pro capite, competitività, consumo culturale, credibilità scientifica, ecc. ecc. E non sorprendono i risultati che gli studenti adolescenti sono in grado di ottenere nei test comparativi con studenti europei ed extraeuropei. I ragazzi finlandesi, da anni, sbaragliano ogni concorrente sia nelle prove linguistiche che in quelle logico-matematiche. C’è da pensare che l’educazione informale-familiare che nutre i primi sette anni della vita dei bambini finlandesi abbia qualcosa a che fare con questi risultati. Dosi massicce di oralità, musica, gioco creativo: tre potenti strumenti per coltivare tre fondamentali tipi di intelligenza delle nove individuate, nei primi anni Ottanta, dall’americano Howard Gardner che ancor oggi è fondamento nell’impostazione pedagogica dei paesi culturalmente più avanzati.
Dalle nostre parti sarebbe importante, oserei dire "improcrastinabile", promuovere la precoce educazione musicale. Certo, il compito è complesso perché manca, in Italia, in campo musicale, una rete di sostegno, addirittura vengono continuamente ridotti i fondi per la cultura. Da qualche anno a questa parte, ad ogni Prima del Teatro alla Scala di Milano ci sono problemi perchè i musicisti fanno sentire la loro voce di protesta e solo allora le problematiche di riferimento finiscono in prima pagina ed ai telegiornali di tutte le reti televisive. Poi finisce tutto nel dimenticatoio.
Per l’educazione musicale esistono in Italia, miriadi di iniziative, esempi di attività che vedono coinvolte persone animate da profonda passione e competenza. Si tratterebbe, almeno inizialmente, quanto meno di censirle, di metterle in rete, in comunicazione tra loro, suggerendo una prima base di iniziativa comune che, con una fitta opera di informazione promuova un appassionato coinvolgimento dei genitori, delle scuole, dei giovani, delle amministrazioni locali e territoriali, degli operatori economici e finanziari. Si chiede troppo?
Divagazioni "poetiche"
L’IMPALPABILE MUSICA
Avvolge, travolge.
Inebria, riempie,
ristora, consola.
Disseta, ammalia,
racconta, colora.
Fugge, ritorna,
disegna, risveglia.
Lei c’è… Dovunque.
Lei dà… Comunque.
Lei è… nell’Impalpabile,
un soffio,
un respiro,
una goccia,
dell’anima.
(Rosalina)