Il suono musicale
Ogni artista ha bisogno di un certo materiale per potersi esprimere. Il pittore fa uso di acquerelli, tempere, colori a olio, pastelli; lo scultore di stucco, gesso, marmo, bronzo; l’architetto di pietre, mattoni, cemento, legno, vetro e così via.
Il “materiale” del musicista è il suono. Un materiale – se così si può chiamare – che non ha peso né sostanza, non si può vedere o toccare, ma solo avvertire in tutto ciò che si muove, vive e vibra intorno a noi.
Dove c’è vita c’è movimento e c’è suono; al silenzio corrisponde l’immobilità, l’attesa e, se nulla interviene a romperlo, il senso angoscioso di una totale assenza di vita.
Il suono non è materia, bensì la sua voce. Tutta la sostanza della musica, ciò che la distingue nettamente dalle altre arti è proprio questa sua assenza immateriale e misteriosa.
SUONI DETERMINATI E SUONI INDETERMINATI
Tutte le cose hanno un suono. Un bicchiere di cristallo, per esempio, percosso leggermente, produce un suono chiaro, dolce, cristallino, che può essere intonato con la voce. Si tratta di un suono determinato. Il gesso che scrive sulla lavagna stride talvolta in modo sgradevole. Questo suono può anche essere imitato, ma solo approssimativamente. Si parla in questo caso di suono indeterminato o anche, più semplicemente, di rumore.
La musica che solitamente ascoltiamo impiega soprattutto suoni determinati, ovvero note musicali ordinate secondo scale. La maggior parte degli strumenti è costruita per produrre con esattezza tali note. Ma vi sono anche strumenti che producono suoni indeterminati, perché anche questi contribuiscono, in diversa misura, al linguaggio della musica. Esempi comuni sono la grancassa, il tamburo, le nacchere ecc., per non parlare di altri mezzi eccezionali come sonagliere, fruste, incudini, macchine del tuono, impiegati, sia pure raramente, per ottenere effetti speciali.