Il Cristianesimo e il canto cristiano
Nato in Palestina, il Cristianesimo fu ai suoi primordi un episodio nella lunga storia del popolo ebreo. Il Cristianesimo era religione ebraica quindi, ma nuova, professata da ebrei che esprimevano con le stesse melodie dei loro padri i sentimenti
di speranza e di gioia per il compiersi delle antiche profezie.
Diffusosi poi in altri paesi, il Cristianesimo raccolse seguaci anche in Oriente ed in Occidente, i quali a loro volta trasferirono nel culto cristiano i simboli, i rituali e i canti delle proprie antiche religioni. Le salmodie e gli inni delle prime comunità cristiane, costituitesi a Roma, segnarono quindi il confluire di tante tradizioni diverse e per quel tempo realizzarono forse l’idea simbolica di un canto universale, che rappresentava la voce di tutte le genti del mondo.
Le salmodie del Cristianesimo erano di diretta derivazione ebraica e consistevano in un canto basato per lo più sulla ripetizione sillabica e recitativa – accentus – del testo su un’unica nota, che si modulava, a ogni conclusione di frase, su un’altra nota generalmente vicina. Il ritmo era libero, fondato sull’accento delle parole. La salmodia poteva essere responsoriale cioè con risposta – se il fraseggio veniva alternato tra il sacerdote e il coro dei fedeli, e antifonale se il fraseggio veniva invece alternato fra due cori.
L’editto di Costantino (313 d.C.), concedendo finalmente ai cristiani la libertà di culto, fu accompagnato dalla gioiosa esplosione degli Alleluja, canti di giubilo – jubilationes – caratteristici per i lunghi vocalizzi che Sant’Agostino giustifica così: «…l’uomo prorompe in una specie di voce di esultanza senza parole, sì che egli pare godere della voce stessa, incapace, per troppo gaudio, di spiegare con parole ciò che gode».
Gli inni, nati in Asia Minore, giunsero successivamente in Occidente, anche per merito di Sant’Ambrogio (340-397), vescovo di Milano. Erano vere e proprie melodie – concentus – create su un testo poetico; in esse il ritmo non era più libero come nell’accentus e negli alleluia, ma veniva scandito sul metro del verso poetico.
Ben impostato sulle solide fondamenta dell’antica cultura greca, ricco della vitalità espressiva e spirituale della tradizione ebraica, il canto cristiano conobbe, proprio nei periodi oscuri del disordine civile e morale che succedette alla fine dell’Impero Romano di Occidente, il suo momento di splendore. Alleluja, antifone, inni trasmessi oralmente poiché la notazione musicale, quella approssimativa a base di neumi, vide la luce solo dopo il secolo VIII – hanno fornito materia di studio e di ispirazione anche a grandi compositori del nostro tempo, come Ottorino Respighi, Ildebrando Pizzetti, Igor Stravinskij.