Qualunque Evenienza in Divenire del Funambolo
Decidere di essere fuori dal coro, si dice di qualunque essere umano che in qualche modo rompe l’equilibrio della normalità. Oppure di regole "condivise", quelle che danno il senso della socialità rispettosa di parametri codificati e ben definiti dentro
cui ed a cui l’essere umano per la cosiddetta "etica" "morale" deve dare conto. Qualunque persona che esce fuori da questi schemi viene ‘dichiarata’ irregolare. Come una figura matematica, un tratto somatico, una persona senza documenti di riconoscimento. Essere individuo senza regole può significare: sconfinato, scavezzacollo, pazzo, incosciente, irresponsabile, inconsapevole, sconsiderato, incoerente, anormale, in poche parole persona senza equilibrio.
Ma non è forse la persona ‘fuori’ che poi dà il senso al resto? E quella fuori, è poi veramente tale? Non potrebbe essere, per caso, il contrario?
Chi decide, perchè è inconfutabile che chi sta fuori decide di esserlo, sceglie un percorso di vita differente, sapendo di dover essere pronto a qualunque evenienza.
Quella ‘qualunque evenienza’, significa saper di non essere riconosciuti e considerati, ma generalmente guardati con sarcasmo, derisi, allontanati, denigrati, comunque ed in qualunque evenienza semplicemente e soltanto additati, come macchiati da chissà quale atroce ed efferata colpa.
E’ molto più facile essere ‘normali’, rientrare negli schemi, non comporta impegno, sacrificio, sofferenza, determinazione, temerarietà. Si agisce perchè ‘si fa così’, le cose ‘vanno così’. Anzi, non c’è nessuno sforzo nel pensare, si va dove trascina la corrente.
Mai vista la corrente del fiume che va in senso contario! Assolutamente impossibile! Ciò non esclude il fatto che se il fiume potesse scegliere, avrebbe tutto il diritto di muoversi diversamente.
L’essere umano, viene da dire ‘per grazia ricevuta’, ha la prerogativa di scegliere.
Può andare controcorrente, quando, dove e come vuole. E la scelta va rispettata, non giudicata.
Quando la normalità non calza a pennello negli abiti dell’interiorità, non soddisfa e non risponde all’assillo delle domade, non concede il dissetarsi alla fonte delle relazioni umane, si scatena il mal di vivere, l’insofferenza all’accettazione della normalità.
Si va alla ricerca di un equilibrio diverso. Un equilibrio in continuo divenire. L’equilibrio della diversità ha nelle sue nomenclature una serie infinita di possibilità, appunto, in divenire.
Paragonabile all’equilibrio di un funambolo sospeso fra due grattacieli di New York. E la lunga barra che fa da bilanciere, dà la misura del divenire. Oscilla, saldamente, fra le mani del funambolo che è concentrato esclusivamente nel ‘sentire’ con la pianta dei piedi la corda d’acciaio che traccia ed indica il percorso. Arduo, coraggioso, temerario, incosciente, il funambolo. Rischia la vita, lo sa, ma non può fare a meno di sperimentare se stesso. La direzione c’è, lo sa, ma arrivare richiede ogni momento, uno sforzo psicofisico inenarrabile.
E, intanto, chi guarda, sta in basso, con la testa totalmente rivolta all’insù, con l’espressione stravolta, incredula, angosciata: quello lì è totalmente matto! Ma come gli è venuto in mente? Sfidare la vita!
Eppure lui, il funambolo, lo sa.
Conosce qualunque evenienza, cerca il ‘suo’ continuo equilibrio in divenire.
Lui è, ‘fuori dal coro’.
Per curiosità leggete questo articolo su:
http://www.lastampa.it/redazione/cmsSezioni/cultura/200809articoli/36156girata.asp
IL FUNAMBOLO
Sulla corda scivolando
con i passi va, strisciando.
Cerca avanti, soltanto,
chissà fino a quando.
Sente solo con le estremità
il volto radioso dell’immensità.
Lassù, fra cemento elevato,
si libra come punto fatato.
Esclama lo spettatore estasiato:
Certo è proprio spericolato!
(Rosalina)