Noi possiamo andare oltre, nonostante tutto
Noi possiamo andare oltre, se gli occhi sono aperti e l’anima si spande. Nonostante tutto.
Noi possiamo andare oltre, se un errore non ci spaventa ma ci insegna a lottare per un domani migliore. Nonostante tutto. La vita che ci è stata regalata non può essere sciupata per avere paura di lottare.
Noi possiamo andare oltre, se ci lasciamo prendere dall’emozione che scuote violentemente l’anima. Nonostante tutto, sentire non è soltanto un esercitare l’organo di senso. E’ andare oltre; scoprire mondi nuovi che sono sempre esistiti e mai stati considerati.
Noi possiamo andare oltre, se dimentichiamo l’immediato e vediamo l’orizzonte come la prima meta di una lunga serie. Nonostante tutto, una ragione dovrà pur esserci se il luogo che ci accoglie si chiama realtà e non fantasia.
Noi possiamo andare oltre, se lacrime calde percorrono l’anima lasciando tracce che non si cancellano. Sono segno della intensità esistenziale che non vuole spegnersi, che non domanda sopravvivenza ma fede, non giudizi ma comprensione, non inganni ma sincerità. Nonostante tutto, trincerarsi nel proprio guscio di certezze o timidezze o amor proprio, non ci rende la libertà a cui abbiamo, in egual misura, dovere e diritto di anelare.
Noi possiamo andare oltre, se i sorrisi salgono, salgono, salgono ed i sensi ballano, ballano, ballano al ritmo delle melodie che ci attraversano, intonate o discordanti che siano, nonostante tutto.
Credere è una strada a doppio senso di marcia. Implica un riscontro, una verificabilità, un confronto, il tanto altisonante "mettersi in gioco", che poi gioco non è. E’ soltanto l’audacia di correre il rischio di sbagliare, sapendo che è un attributo, prevedibile, fra le accessibili strade che i nostri pensieri hanno la capacità di elaborare.
Noi possiamo andare oltre, quando c’è bisogno, quando non puoi fare a meno, quando desideri, quando vuoi, quando manca l’aria come ti manca il respiro. Nonostante tutto l’aria non si vede ed i polmoni nemmeno, ma non possono esistere l’uno senza l’altro. E sono reali. E’ il respiro che vive, anche se non lo consideri. E’ il respiro, che ti concede la possibilità di guardarti intorno. E’ il respiro che respira, lo si dà per scontato, invece bisogna toccarlo perchè non si vede e chiede appartenenza, conoscenza.
Frammento centellinato nello scambio di alveoli sovraccarichi fra bollicine stantie di anidride e frescura ossigenata!
Noi possiamo andare oltre, non essere soli, ma essere parte. Parte, parte di un tutto che chiede. Quasi in automatico, come fosse perentoriamente ed esclusivamente diritto e non anche dovere. Una esigenza improcrastinabile che, se manca, scompare la terra sotto i piedi. Sembra, forse, chissà. Per non essere soli necessitano prove di coraggio. Non essere cerberi, ostinatamente protesi all’egoismo sfrenato, ma consapevolmente riconoscenti all’istinto che ce ne dà la coscienza. Si può non essere soli, se non c’è timore di esserlo. Nonostante tutto, questa, è l’unica possibilità "terrena" che ci è stata concessa.
Ciò che appare incontentabile è l’anima che ha sete, sete di esistere, di essere, di cantare le sue corde, di esprimere le sue sonorità, di diffondere il suo sapore, di regalare le sue preziosità, di concedere le proprie sfumature, di invocare l’ascolto puro della propria purezza. Non la vedi, ti attraversa e lascia una scia che per sempre arricchirà i segni del cielo. Non si cancellerà, nè sbiadirà, nè si diraderà. Resterà per sempre la stessa scia bianca, profondo solco indelebile, zolla inafferrabile su un terreno di tenerezza. Mai, l’azzurro del cielo la dissolverà, ma la rincorrerà ogni giorno attraverso i suoi piccoli quadri, ogni volta soffusi e dipinti di minuscole bolle gassose, trasportate dal vento dell’esistenza dell’essere. Resterà, resterà… resterà.
Divagazione Poetica
COSI’ NELL’AZZURRO
Null’altro che azzurro
è così che chiedo.
I passi che
non ho ancora appoggiato,
gli sguardi che
non ho ancora dato,
le fantasie che
non ho ancora sognato,
i colori che
non ancora dipingo,
i segni che
non ancora lascio,
le assurdità che
ancora mi aspettano,
i miraggi che
ancora non scopro,
i dolori che
ancora non soffro…
E’ così nell’azzurro.
Nonostante tutto.
(Rosalina)