L’attesa del Natale mettendoci il Cuore a Scuola
NATALE… NATALE A SCUOLA
La storia di Natale che di seguito viene raccontata è stata la drammatizzazione di natale dello scorso anno rappresentata nella scuola dell’infanzia di San Luca di Atessa. Come tutte le
esperienze educative che si rispettino, la storia di natale non è nata lì a caso, ma è stata una logica conseguenza del lavoro svolto in precedenza con i bambini. Chiaramente il ruolo dell’insegnante regista ha fatto la sua parte nella storia di natale, in un’opera di assemblaggio, ricostruzione, riproposizione di situazioni già conosciute dai bambini. Questo, nella convinzione che nell’infanzia e nel percorso della conoscenza, nulla nasce dal niente. C’è sempre un percorso di esperienze che permette l’arricchimento allorquando le conoscenze già apprese vengono ristrutturate in maniera diversa per creare del nuovo. Ricordo con piacere la sicurezza, la scioltezza, la spigliatezza dei bambini nel drammatizzare questa storia di natale. Conoscevano benissimo i personaggi, ne avevano imparato le caratteristiche, le sensazioni, i modi d’essere. Trasportarli in un altro contesto fiabesco è stato fatto insieme, bambini ed insegnanti, giocando a costruire un’altra storia con l’intento dello sviluppo della creatività, fantasia, senso di comunanza e cittadinanza e la cosa più sorprendente è stata che nessuna delle due componenti scolastiche, bambini ed insegnanti, hanno fatto fatica. E’ stata una esperienza gratificante e piacevolissima per tutti, grandi e piccini. I personaggi della storia di natale appartenevano a storie, fiabe, racconti in precedenza narrati e riagganciati, per così dire, al momento opportuno per costruire un percorso educativo didattico che consegnasse ai bambini consapevolezza e competenza rispetto al compito da svolgere. Questo nell’ottica che nella scuola, prima che la ragione, ci vuole cuore. L’infanzia ha bisogno di sentirsi avvolta in un mondo d’amore, di affetto, di sostegno, di fiducia, di sicurezza, di parole che danno segno che i grandi li considerano come tali e non, per puro spirito di esibizione, degli attori navigati.
– La nostra storia di Natale –
Red il folletto della storia dell’elezione di “MISS CASA” era un aiutante di babbo natale e abitava nel bosco di Rovaniemi vicino al polo nord. Una sera arrivò l’inverno e mentre tutto era silenzioso sentì bussare alla porta con un dolce tintinnare di campanelli. (suono del triangolo)
Aprì la porta e rimase stupito. Chiese chi era quell’essere con le ali. Era un Angelo che gli annunciava la nascita di Gesù e che bisognava andare a Betlemme a salutarlo. Decisero insieme di andare a chiamare tutti gli amici del bosco. Avvisarono signor Orco, signora Strega che aveva ospite la cugina Befana, la signorina Fata, papà Faggio e signor Abete, l’amico Pietro. Tutti pensavano che Gesù non li volesse, ognuno aveva una sua motivazione: l’Orco perché era antipatico, la Strega e la Befana perché erano brutte, la fata si vergognava per via della bacchetta magica che le dava dei problemi, gli alberi perché avevano sonno, Pietro perché aveva fatto tanti capricci. Furono rassicurati dall’Angelo che precisò a tutti che Gesù li stava aspettando e così quando furono pronti partirono per Betlemme. Lungo il cammino incontrarono Vito il pastorello zampognaro ed i Pastori che stavano dormendo e l’angelo li svegliò. I pastori si avviarono con le loro pecorelle e giunsero per primi nella capanna dov’era nato Gesù Bambino. Regalarono a Gesù le loro poesie piene d’affetto per Natale e poi giunsero gli altri amici.
L’Orco regalò il suo lucchetto per tenere il Bambinello stretto stretto, la Strega il suo cuscino, la Befana i calzini per scaldare i piedini, la Fata il suo vaso di fiori, gli Alberi un fascetto di legnetti per scaldare, Pietro la palla per giocare, Red chiese un mondo con più amore e l’Angelo lo invocò affinché portasse l’allegria del cielo sulla terra.
Anche loro regalarono a Gesù pensieri poetici, anche in dialetto abruzzese e alla fine cantarono in coro una dolce ninna nanna per far addormentare Gesù Bambino.
Divagazione Dialettale
NU SONNE SPECIALE
(per bambini ultimo anno scuola infanzia)
Jennotte me so fatte nu sonne speciale,
mò ve l’arecconte prime che me scorde.
Me vu menij ‘nsonne lu Bambenelle!
Du bijlle ucchijtte, le guanciotte paffutelle,
lu surrise de n’angelelle, le capille ricciuline,
ma fatte segne vije, vije n’ghe le manine.
M’ha ditte ca ne me ja scurdà
ca ce sta sempre cacchedune d’aijutà.
Ce sta chi je te fame, chi pijagne, chi te paure,
chi patisce lu dulore, chi accide la nature.
Ma je che pozze fa? So piccirille je so ditte.
Si che m’ha resposte:
“Dije a se signure ‘cchiù grusse de te
cha da mette jiudizie,
l’odije e la cattiverie nen cia da sta
e l’offese sa da perdunà;
sole accuscì la fratellanze e l’amore
po ndrà davendre a ogne core.
Vije ‘mbracce, mittete strette strette
Ca lu core mè, è quelle che ti ‘mbette.
Durme fiije belle de Gesù
Ca stu sonne nen te l’arfije ‘cchiù”.
(Rosalina)