Tesoro Inestimabile Sofferenza e Dolore
Chi mai saprà dire coscientemente fin dove arriva il dolore e quando si tocca la sofferenza? Chi sente uno dei due, in quel momento, non ne ha la cognizione precisa. Vaga, annaspando, alla ricerca, dentro se’, di un appiglio di qualunque genere che giustifichi, che dia una spiegazione a quanto accade. E quanti
dolori esistono e quante sofferenze esistono. Una infinità, quasi da poter essere catalogate in categorie immaginarie che riportano tutti ad un unico comun denominatore: coscienza del dolore e sofferenza dell’anima. I più diranno: stranissima questa cosa, perchè c’è differenza? E se c’è, quali sono i distinguo che li caratterizzano? La differenza c’è, ed è importante, semplicemente bisogna conoscerla e riconoscerla. Non sempre e non tutti riescono di primo acchitto ad ammettere l’esistenza della diversità. C’è una ragione molto speciale che permette di raggiungere questo obiettivo, vitale, oserei dire. E’ necessario attraversare la soglia del dolore per poter cogliere l’essenza di tutti e due. Ma, non è tutto. Il dolore, generalmente, afferisce ad un accadimento o ad una condizione fisica difficile, che sconvolge il normale funzionamento del corpo; macchina perfetta nell’universo perfetto ed infinito. Vi sono dolori piccoli e dolori grandi, forti e deboli, leggeri e pesanti, di una piccola o piccolissima parte, di una parte importante (ma tutto è importante del corpo!), dolori interni ed esterni, persistenti o passeggeri, indecifrabili o ben definiti. Il dolore giunge come freccia avvelenata, attaccando i centri nervosi ad esso preposti, che mettono in moto una serie di reazioni a catena che investono immediatamente gli altri centri cerebrali rendendoci pazzi dal dolore, facendoci gridare dal dolore, piangere dal dolore, digrignare i denti, saltare, stenderci, appoggiarci, accasciarci, venire meno, allentarci, svenire. Nel dolore sei solo, spesso. Anzi, quasi sempre. Ma, insomma, la sofferenza quando arriva. Ci siamo, quasi. Quando il dolore comincia a scemare o a diventare consueto, conosciuto, sopportato. Si, perchè la sofferenza attacca l’anima ed è cosa ben diversa che sentire dolore fisico. La sofferenza si avvicina appena può, ma non la si riconosce subito. Quando è entrata dentro accomodandosi nell’avvolgente salotto dell’intimità inizia a dare segnali, (strano gioco di parole) di insofferenza. Parte con azioni di disturbo, ti fa "pensare". A cosa? A cosa è capitato, a come è capitato, a quando e dove, e come, e perchè, e se avresti potuto far qualcosa, e se avresti dovuto, e se qualcosa ha ingannato, e se si coltivata un’illusione, e se si è sbagliato. Solo azioni di disturbo, che continuano ad alimentare ricordi che non vorrebbero ricordare ma che tornano puntualmente ad ogni spuntar del sole e ad ogni notte che cala; rendendo le giornate come macigni spigolosi di granito e le nottate in dormiveglia di sonni senza sogni. Il dolore può essere vissuto, attraversato, curato, guarito, cicatrizzato. La sofferenza, anche, ma i segni che lascia sono di una natura selvaggia, difficili da guarire, terribili da sostenere, tremendi da sopportare. Questo, quando si riconosce che esiste. Esiste l’antidoto alla sofferenza? Una medicina? Una cura? Come le ‘ultime parole famose’, c’è, forse, una soluzione unica: imparare ad apprezzarne le qualità. Si può. La sofferenza insegna a vedere "diverso". Insegna a non giudicare ma a comprendere, insegna che ognuno comprende per la sofferenza che ha conosciuto, insegna il rispetto per ciascuna persona o essere vivente e non vivente che popola la terra, insegna a gioire di un’alba o di un tramonto, insegna ad apprezzare lo sforzo che ognuno fa per affrontare una difficoltà, insegna ad avere la capacità e la convinzione che vale sempre la pena di vivere come si vuole. La sofferenza regala sensibilità affinate, ingentilite, profonde, intense, colorate, saporite, in base a quanta disponibilità siamo propensi ad offrire per tirarle fuori dai cassetti segreti della nostra anima. La sofferenza è in ognuno di noi nella misura in cui abbiamo incontrato il dolore. Chi sa riconoscere la sofferenza, vede in chi vuole nasconderla, solitamente e semplicemente una sorte di strana luce che emana lo sguardo dagli occhi. La sofferenza è un tesoro inestimabile di gemme di vita, di gocce di pensiero, di diamanti dell’anima.
La sofferenza è l’annullo filatelico del dolore.
L’ISTINTO DI UN ISTANTE
Irriverente,
si riaffaccia
sull’uscio dell’animo
la sofferenza.
Attraverso un cuore
che soavemente placa
e dolcemente abbraccia,
s’ammansisce l’intimità violata
che denuda la solitudine.
Abbandono interminabile,
silenzi taciuti e vuoti,
menti solo distanti.
Si trascina, indolente,
un incontro mai incontrato,
allucinante miraggio dell’illusione.
E intanto la sofferenza è lì.
(Rosalina)