Elementi della musica – Ritmo, melodia, armonia e timbro –
DI CHE COSA E’ FATTA LA MUSICA
Se davanti a un dipinto non ci accontentiamo della prima impressione ma poniamo attenzione anche ai particolari, scopriamo che tale impressione è frutto della geniale e armoniosa fusione di elementi diversi.
Tale elementi sono il disegno e le sue proporzioni, le figure di primo piano e il loro ambiente, la prospettiva, lo sfondo, i colori.
Elementi analoghi sono riconoscibili anche nella musica e sono il ritmo, la melodia, l’armonia, i timbri strumentali. A essi è dovuto l’effetto complessivo che la musica suscita in noi.
Soffermarci un po’ su tali elementi è importante: è come osservare un motore in movimento e afferrarne il funzionamento attraverso il gioco delle sue parti, o meglio – per restare nel campo dell’arte – è come guardare un dipinto analizzando gli elementi che lo formano: disegno, colore, luci, movimento, prospettiva.
IL RITMO
Elemento primario, comune sia alla musica sia alla danza – che non potrebbero esistere senza di esso – il ritmo rappresenta la vita fisica, la carica energetica, ciò che si traduce in slancio, in azione sia materiale che ideale.
Non è improbabile che il ritmo, puro è semplice, sia stato la prima manifestazione musicale dell’uomo. Ancor oggi, presso certe popolazioni, le danze collettive sono spesso accompagnate dal solo battere di strumenti a percussione.
Talvolta la danza non è accompagnata da strumenti e il suo ritmo è marcato dal risuonare degli ornamenti metallici che i danzatori portano alle braccia e alle caviglie. Si tratta in apparenza di una “musica” molto primitiva, ma quei ritmi, talvolta assai elaborati e complessi, possiedono un’incredibile carica espressiva e riescono persino a destare emozioni, allegria, minaccia, paura.
Il ritmo è il cuore della musica, ciò le assicura il movimento e la vita. Come un organismo vivente ha bisogno di un cuore che pulsi ritmicamente così anche la musica, di qualunque genere sia, deve possedere ritmo, poiché senza di esso sarebbe una cosa immota e priva di anima: non sarebbe musica.
LA MELODIA
La parola “melodia” deriva dal greco antico: mélos = “frase musicale” e odé = “canto”. Se il ritmo è l’espressione del movimento fisico e quindi della danza, la melodia è l’espressione del sentimento, e quindi del canto. Essa può essere fatta di poche note, oppure essere un lungo elaborato discorso musicale fatto di tante note, che richiede molta attenzione per essere eseguito e compreso.
Qualunque sia il brano musicale – da una semplice canzonetta a una grande sinfonia – il ritmo e la melodia, e con essi l’idea della danza e del canto, non mancano mai. Come le frasi del linguaggio parlato ci permettono di esprimere i nostri pensieri, così la melodia è il mezzo con cui il musicista si esprime nel modo più naturale e spontaneo. E’ un vero e proprio discorso musicale, con un suo inizio, un suo sviluppo e una sua conclusione.
Quando ascoltiamo un brano musicale qualsiasi la nostra attenzione è quasi sempre monopolizzata dalla melodia. E’ questo infatti l’elemento della musica che il compositore pone nel maggior risalto, ricorrendo a diverse tecniche, come affidarla agli strumenti e alle voci più brillanti e comporla con le note più acute rispetto a quelle che formano l’insieme del pezzo.
L’ARMONIA
Mentre la melodia nasce dal susseguirsi ritmico di suoni diversi, l’armonia è fondata sul loro risuonare contemporaneo. Due o più suoni che echeggiano insieme costituiscono un accordo. L’accordo è l’unità di base dell’armonia.
Come la melodia è una successione logica di suoni, così l’armonia è un’altrettanto logica successione di accordi. Qual’ è la sua funzione, quale importanza riveste in una composizione musicale?
Se per la melodia abbiamo preso in prestito un esempio della letteratura definendola il “discorso musicale”, ora l’esempio lo prenderemo dalla pittura. Un artista dipinge un ritratto. Disegna la figura del modello in primo piano e la completa con uno sfondo. Quest’ultimo naturalmente sarà concepito in modo da creare la sensazione dello spazio, della profondità per mettere nella giusta evidenza la figura principale. Analogamente l’armonia in un brano di musica ha la funzione di completare la melodia, di ambientarla, di darle risalto attraverso il gioco degli accordi, in una parola, di farle da sfondo ideale.
I TIMBRI STRUMENTALI
Il timbro strumentale è per il musicista ciò che il colore è per il pittore. Ogni strumento ha un suo timbro diverso e caratteristico, è in un certo senso un colore musicale. Per il compositore – anzi, per l’orchestratore, poiché così si chiama colui che realizza la musica per l’orchestra – l’insieme degli strumenti è quindi come la tavolozza del pittore: da essi egli trae i timbri per il proprio “quadro sonoro”, li mescola fra loro, così come il pittore mescola i colori, per ottenere gli effetti più diversi.
Ogni timbro, come ogni colore, ha un suo particolare potere di suggestione. Se pensiamo alle infinite possibilità di mescolare i timbri orchestrali fra loro, è facile immaginare quale gamma di combinazioni, di sfumature il compositore abbia a disposizione per “colorire” e “illuminare” il suo pensiero musicale.
Tanta ricchezza di timbri musicali, se sfruttata sapientemente, è in grado di far nascere nell’ascoltatore le immagini e i sentimenti più diversi. Un corno inglese, dei clarinetti e dei fagotti possono richiamare immagini pastorali; un ottavino in mezzo ad un sommesso accordo di violini il canto di un usignolo nella foresta; il rullare dei timpani in un crescendo di tutta l’orchestra il cupo fragore del temporale.
Talvolta una composizione viene concepita addirittura in funzione di un determinato timbro strumentale, come accade ad esempio per i concerti in cui l’elemento predominante è lo strumento solista (pianoforte, violino, violoncello, flauto, ecc.). In questo caso la musica sfrutta al massimo non solo le risorse tecniche dello strumento, ma anche e soprattutto le sue qualità timbriche.