La musica aleatoria
Tra gli ultimi indirizzi della musica moderna un cenno particolare merita la musica aleatoria. Il termine aleatorio deriva dal latino alea che significa “il gioco dei dadi”, ovvero “il gioco d’azzardo” e vuole in genere indicare tutto ciò che avviene per puro caso.
Riferito alla musica sottendente un modo di comporre nel quale ogni pianificazione, ogni rigore sono abbandonati per lasciare spazio alla casualità e all’improvvisazione. Di fatto, nella musica aleatoria, il compositore – se ancora lo si può chiamare così – si astiene deliberatamente dall’esercitare qualsiasi controllo sul procedimento creativo, ma organizza i suoni o gli eventi sonori, gettando i dadi, lanciando monetine, pescando carte dal mazzo oppure segnando con una matita le minuscole imperfezioni presenti in un foglio di carta. La musica aleatoria viene così predisposta per un’esecuzione libera, durante la quale qualsiasi fenomeno acustico casuale oppure creato estemporaneamente può divenire parte integrante dell’”opera”.
Leader di questa corrente, che ha trovato non pochi seguaci tra i musicisti di punta degli ultimi anni, è l’americano John Cage che, contro i fondamenti tradizionali della musica europea, oppone l’importanza del caso come fattore creativo, l’impiego di materiale sonoro accidentale, l’idea di concerto come avvenimento musicale fortuito. Egli stesso non considera composizioni le proprie musiche ma pure e semplici “proposte”.
Il silenzio stesso è per Cage e per i suoi seguaci un autentico “avvenimento musicale”, una condizione per cui tutto può accadere: dal risveglio di suoni imprevisti e imprevedibili che cercano un significato nell’essere di colui che ascolta, sino all’evento più grande: la parola.
Vi è dunque nella musica aleatoria non solo un atteggiamento anticonformista, ma soprattutto un tentativo di aprire nuovi spazi musicali al di fuori degli schemi, delle forme, delle regole razionali su cui, sino ai giorni nostri, è stata costruita tutta la nostra musica.