Il Romanticismo e la musica strumentale
La tecnica strumentale raggiunge in questo periodo il suo massimo splendore, sia nel campo del virtuosismo singolo con Nicolò Paganini (1782-1840), Fryderyk Chopin (1810-1849), Franz Liszt (1811-1886), sia in quello orchestrale con Hector Berlioz (1803-1869), Felix Mendelsshon-Bartholdy (1809-1847) e lo stesso Franz Liszt.
Perfezionati i vecchi strumenti, altri ne vengono inventati mentre si sperimentano sempre nuove combinazioni di timbri, così che l’arte dell’orchestrazione acquista un’importanza rilevante. A poco a poco l’orchestra assume dimensioni senza precedenti. La capacità espressiva degli strumenti diviene infatti un elemento musicale primario – importante quanto la melodia, l’armonia e il ritmo – in quanto è adatta di per sé a evocare immagini e stati d’animo.
Non tutta la musica romantica predilige però i grandi mezzi. Il pianoforte diviene il grande protagonista del secolo; con la sua sonorità vigorosa e morbida insieme soppianta inesorabilmente il compassato clavicembalo che, con il suo timbro secco e incolore, non è adatto a riprodurre i toni dell’espressione romantica. La musica pianistica ha i suoi capolavori nell’arte di Chopin, di Liszt e di Robert Schumann (1810-1856).