Acqua di mare
Se dell’acqua pensi sia solo trasparente e incolore, hai solo la definizione scientifica.
Quando invece incontri il mare le convinzioni scientifiche sembrano non esistere. E a seconda di dove ti trovi vedi un colore diverso di acqua di mare.
Incontrando la laguna di Venezia, per esempio, il colore dell’acqua è di un dolce celeste, misto ad un grigio se è una giornata di pioggia. Nella laguna vedi pezzetti di terra che affiorano, canneti, canali che si intersecano, pezzi di mare che si intrufolano nella terra e che rendono l’acqua di un colore stranamente verdognolo. Viene in mente l’aquitrino, l’acqua stagnante ed invece non lo è. E’ acqua in continuo movimento che si miscela con acqua dolce per diventare salmastra, in un continuo scambio di molecole di idrogeno, ossigeno e sodio.
Sembra di stare in un gran pantano, oppure in una gigantesca pozzanghera, dove si depositano acini di terra staccati dai monti e trasportati a valle per avvilupparsi insieme alla sabbia marina. Danno origine a isolotti su cui crescono, indisturbate, le canne lacustri. Oppure si scoprono lembi di terra che appaiono da lontano come bisce d’acqua in superficie. E come immagine di fiaba compaiono, improvvise, casette fra acqua cielo e mare.
Acqua celeste, marina, paragonabile alla pietra preziosa di acquamarina che, non a caso, ha lo stesso nome o, tutt’al più, al topazio azzurro più limpido e puro che ha un colore che sta fra celeste ed azzurro.
Esattamente il contrario, il mare Ionio di Sicilia.
Blu intenso. Blu elettrico. Che sa di profondità.
Lo spettacolo che si affaccia agli occhi è quasi impensabile col mare di sicilia.
Nella foschia del mattino, compaiono all’improvviso, due lembi di terra che quasi si toccano. E’ in lontananza, lo stretto di Messina, le ultime asperità calabresi e le prime sicule. Si vedono come se esistesse, in lontananza, un velo, terre perfettamente percettibili e visivamente appena definite.
Una visione che lascia senza fiato, come se si cercassero per l’eternità senza mai arrivare a sfiorarsi e toccarsi. Una immagine che sembra come un paesaggio da favola e lascia pensare che al di là di quello stretto vi sia chissà quale misteroso luogo.
E, scendendo verso il basso, attraverso una ripida strada scoscesa che attraversa la scogliera lussureggiante di bouganvillee che traboccano da giardini, di alberi di limoni verdi, aranci e mandarini su terra tenuta da muri a secco di pietra lavica, si giunge al lungomare.
Un lungomare di grandi massi di nero basalto a contenere le acque marine. Sassi grigio antracite. Nere di vulcano. Non grandi blocchi di cemento a fermare la forza dei marosi, ma enormi sassi neri.
L’acqua di mare è completamente blu.
Di blu ne esistono molte sfumature. Questo blu non è quello di prussia, nè blu oltremare, nè blu zaffiro, nè blu notte. Un blu indefinibile, speciale, particolare.
Si vede questo blu non lontano, ma vicino, fin dove si infrangono le onde. Uniforme. Un blu che riempie. Attira come volesse leggere l’anima. E quasi trascina, come a volerci stare dentro, scrutarlo, sentirlo.
Difficile staccarsi da questo blu e dal paesaggio aspramente dolce che incontra, quasi a picco sul mare e lussureggiante di natura verde.
Meraviglie moltiplicate, di onde, di profumi, di venti, di cieli, sempre acqua di mare.
(Rosalina)