NEVE
La neve che scende a minuscoli fiocchi in quantità inenarrabili. In diagonale perchè sospinta dal vento gelido del nord.
Sui muri di cemento si accumula a piccoli ciuffetti, sembrano riccioli di vello d’agnellino. E sulle case di antica costruzione si
insinua fra le pietre ed i mattoni che compongono i muri e appaiono come piccoli altipiani bianchi che portano sulla cima innevata del tetto. E intorno è tutto bianco candido che riveste la campagna e gli alberi si sovraccaricano di cuscini gelidi che soltanto il vento, scuotendo i rami alleggerisce. Il fardello della neve che, nel giro di una notte, ha depositato il proprio carico di acqua ghiacciata sui rami, incurante della conformazione della flora e della capacità di sostenere l’ospite cristallizzata e inaspettata.
Dappertutto si posa, si ferma, si deposita. Dappertutto ma, fuori, all’esterno.
Esterno considerando il periodo della stagione atmosferica dell’inverno. Immediatamente sovviene il paragone interno – esterno.
All’esterno cosa c’è? La neve. Copre il mondo. rende puro anche ciò che non lo è. Rende bianco. Sinonimo di chiaro, lindo, pulito. All’esterno la limpidezza del bianco… che ammorbidisce gli spigoli, nasconde il superfluo, ammanta persino ciò che, di solito, non si riesce a ricoprire.
E così, poi, ci si chiede… ma sotto cosa ci sarà? All’interno, quello che non si vede… cosa cela?
Ci sono interni sotto la neve: nei boschi tane di animali, sulle sponde marine la sabbia o i sassi, sulle case le tegole dei tetti, nei parcheggi le auto, nei paesaggi terra di monti, colline e pianure.
Ci sono interni sotto la neve e interni dentro le case.
E dentro le case, quando nevica, c’è un’atmosfera di magica calma.
Per una volta sembra fermarsi tutto. Si rallentano i ritmi, perchè è assodato: nessuno può fermare la neve. Lei quando desidera scendere non si lascia fermare, finchè non ha finito di scaricare il suo potenziale di bianco colore.
E tu all’interno, non puoi fare altro che aspettare. Attendere.
Ma la meraviglia che ti meraviglia è che ogni volta è una magia che si ripete soltanto in inverno e noi non sappiamo riconoscerla più.
Presi dal nostro frenetico vivere, facciamo fatica a ricordare che esiste la calma, quella calma che ci permette di incontrare noi stessi.
Sapore di interiorità che forse non vorremmo si ripetesse.
E’ forse questa la magia della neve… un appuntamento insperato.
Un incontro non programmato fino a qualche decennio fa. Ora possiamo sapere quasi, anzi, senza quasi, con certezza matematica, quando arriverà.
Ma quando ci viene incontro, pur sapendolo, quella polverina di bianchi cristalli, ci cattura e ci avvolge nel vortice del suo fioccare, lasciandoci estasiati sia se vela appena il mondo, sia se carica di copioso manto ogni cosa.
Oggi, la neve, destabilizza il quotidiano, sconvolge l’economia.
Forse per le scellerate scelte umane viene accusata, bistrattata, spalata, salata. E’ un impiccio, un fastidio, una fonte di polemiche infinite.
Basterebbe fermarsi tutti un attimo e lasciar fare a madre natura. In santa pace.
Basterebbe un sentire comune, ma la simbiosi con la madre terra è relegata in un angoletto delle nostre anime e, soltanto timidamente, ogni tanto fa capolino.
Nostalgicamente il pupazzo di neve non avrà più la scopa di saggina, ma uno spelacchiato capo vecchio di scopa in plastica. Non più un vecchio ciotolame di latta per cappello, ma un copricapo di marca dismesso perchè fuori moda.
Non più a caccia di ghiaccioli che pendono dai canali.
E’ stata annientata, la magia della neve.
Divagazione Poetica
DI BIANCO VESTITA
Nel bianco,
col bianco,
di bianco,
vestita.
Leggero e soffice,
il tuo velo di sposa.
Spandi sul suolo
i tuoi diafani cristalli
per rinnovare
le nozze d’ inverno.
Come puri confetti
trasparenti d’acqua
tu, neve, ritorni
saluti e riparti per
l’infinito viaggio.
(Rosalina)