Sera
Quando il cerchio infuocato si adagia, incastonandosi come un opale arlecchino fra le guglie del Gran Sasso, scende la sera. Preludio a montagne ambrate di indaco e violetto, che raccolgono fatiche fra rocce intrise con profumi di muschio, resine, legni e licheni.
Fra quelle rocce si annidano reconditi anfratti ed inesplorati burroni. Fra quelle rocce pullula il bosco fremente di sommesse grida, di sbadigli, di rincorse. Fra quelle rocce aleggia il tempo solitario quando, al calare della corona solare e all’ingresso delle ombre, si cerca un bilancio del giorno. E’ come un direttore d’orchestra che, con la flessuosità dei movimenti e la leggiadria del portamento, accompagna i musicisti all’ouverture dell’opera prima; seguendo un pentagramma su cui, chiavi misteriose, hanno appoggiato note a comporre la melodia. Così, in lontananza vanno, in crescendo, infiammandosi una miriade incalcolabile di stelle terrestri, che lasciano intravedere una superficie che vorrebbe specchiarsi con il cielo. Brillano al tremolio dell’atmosfera e segnano il confine tra il declino della luce e l’assalto del crepuscolo che si infila, infallibile, in ogni dove, mentre le anime si difendono riparandosi tra finestre chiuse e rassicuranti mura. Lì si sfogliano, in penombra, gli album fotografici della sera. A volte, appaiono con leggerezza ricordi non ancora sbiaditi, ora affiorano affannosamente fresche vicende o si accavallano attimi mai sopiti con momenti vividi ed ancora pulsanti. Gli sguardi della memoria si posano come libellule su fiori delicati agli albori dello sbocciare, oppure si fermano fra grappoli di pensieri maturi, intorpiditi e quasi appassiti. Nel frattempo, fra quelle aspre rocce che pian piano raggiungono l’oscurità, si rifugiano lacrime e sorrisi che celano i mille volti dell’intricato paesaggio. Chi riesce a catturarla per renderla più mansueta e avvicinabile? Come nel bosco, sul cui suolo ricco di humus, ogni essere che lo abita vive per la sopravvivenza, la sera va alla ricerca di un nutrimento che possa soddisfare la bramosia dei teneri sentimenti o l’irriverente insolenza che alimenta gli affanni.
La piccola formica nel suo formicaio custodisce il cibo accumulato. Il bruco, instancabilmente, ricama brandelli di foglie mordendole voracemente. La farfalla rincorre le ore, ha solo tre giorni per lasciare la sua impronta su un ramo di ginepro. Il nibbio maestosamente riposa, domani, ai primi accenni dell’alba dovrà spiccare il volo ed esercitare l’acuta vista per saziare la prole. Il cinghiale parte, per spedizioni piratesche, alla ricerca di cibo. La volpe, accuditi i suoi piccoli, sbuca dalla tana spingendosi oltre il limitare del bosco, guidata dal suo olfatto, per catturare prede schivando pericoli inaspettati. E il ragno, intanto, imperterrito, continua a tessere la sua geniale artistica trappola esagonale, nell’attesa che un ignaro insetto incappi negli intricati e trasparenti fili mortali.
La sera invita ad assopire la frenesia, accoglie la pena ma intimorisce, appoggia il fuggiasco ma solleva ansie, accende una fantasia ma interrompe un desiderio, regala tranquillità ma scopre incertezza, pone interrogativi ma non dà soluzioni. Con noncuranza ma persuasa di verità, invadendo pianure e vallate, prati e campagne, va verso chi l’aspetta con ardore e non mancherà mai all’appuntamento, è il sicuro sentiero di chi non l’abbandonerà mai: la notte.
Divagazioni "poetiche"
SERA
Si accende lentamente
cercando intensi bagliori.
Sparge sottili polveri
di oscurità;
pervade come sconosciuta
ogni goccia di pioggia;
accarezza,
ma penetra come lancia;
ammanta dolori
e pregusta cuori.
Sera… diletta e aspetta.
Sei vera o chimera?
(Rosalina)