Georg Friedrich Händel a 250 anni dalla sua morte
Il 14 aprile 1759 moriva a Londra Georg Friedrich Händel, il maggiore rappresentante, insieme a Bach, della civiltà musicale barocca e uno dei più grandi geni della musica di ogni tempo. Tedesco di nascita, si formò in patria e in Italia, ma fu attivo, come impresario oltre che come compositore, in Inghilterra. Coltivò tutti i generi e le forme musicali del suo tempo. Händel nacque ad Halle nella Germania centrale nel 1685 ed ebbe come maestro F. W. Zachow, organista ad Halle. Tra i molti viaggi, decisivi furono, per la sua formazione artistica, quello a Berlino e quello ad Amburgo. A Berlino, Händel incontrò un esimio cultore italiano di musica strumentale e di opera seria, il frate Ottavio Ariosti; influsso determinante ebbe su di lui, fra il 1703 e il 1706 ad Amburgo, l’attività teatrale, a suo tempo promossa da Johaann Sigismund Kusser e all’epoca dominata da Reinhard Keiser: si adattavano opere italiane a rappresentazioni parte in tedesco e parte in italiano. Ad Amburgo, nel 1705, Handel compose e fece rappresentare, senza successo, la sua prima opera, Almira, parte in italiano e parte in tedesco. Ad essa ne seguirono altri tre, ora perduti. Sempre ad Amburgo conobbe il musicista e trattatista tedesco Johann Mattheson (amico e poi rivale, sino al punto di sfidarlo a duello), col quale mantenne per tutta la vita un costante carteggio. Questa amicizia rappresentò il primo contatto del musicista con la cultura inglese. Gli interessi prevalenti di Händel erano per il momento rivolti alla musica italiana: perciò, tra il 1706 e il 1710, il compositore visitò e visse in Italia, soggiornando a Firenze, Venezia, Roma e Napoli. A Venezia conobbe Agostino Steffani, ma fu Roma la città in cui ebbero luogo gli incontri più importanti: con l’ambiente dell’Arcadia, con Alessandro Scarlatti, Corelli e Pasquini. A Roma poté assistere ad esecuzioni di concerti grossi, oratori latini e cantate, forme a lui sconosciute. Händel assimilò rapidamente le tecniche della cantata, dell’oratorio e soprattutto dell’opera seria. Bisogna ricordare, a tal proposito, che Händel sbarcò a Londra in qualità di operista italiano. Sempre a Roma, in casa del cardinale Ottoboni, ebbe luogo la celebrata contesa al cembalo e all’organo tra lui e Domenico Scarlatti. Durante il periodo di soggiorno in Italia scrisse due oratori, mottetti latini, varie cantate italiane e l’opera Agrippina, che a Venezia ottenne grande successo (1709). Lasciata l’Italia si recò ad Hannover, dove avrebbe dovuto sostituire Agostino Steffani come maestro di cappella dell’Elettore, ma subito chiese l’autorizzazione a recarsi a Londra, dove era stato invitato a comporre un’opera per il Teatro di Haymarket (Queen’s Teatre, teatro della regina) a Londra. Compose per la circostanza Rinaldo (1711): l’opera riscosse un notevole successo e convinse Händel che la sua carriera avrebbe avuto maggiori possibilità di sviluppo a Londra. Accolse l’invito della regina Anna e si stabilì definitivamente a Londra e nel 1726 prese anche la cittadinanza inglese. Sul trasferimento a Londra si è creata una leggenda direttamente connessa all’origine della Watermusic: Händel, dopo un primo viaggio e lo strepitoso successo di Rinaldo, partì nuovamente su licenza del principe elettore di Hannover, e non tornò entro il limite di tempo stabilito. Si sarebbe trovato in grande imbarazzo quando, due anni dopo, nel 1714, il principe elettore, in virtù della discendenza in linea materna dal re Giacomo I d’Inghilterra, salì al trono inglese con il nome di Giorgio I: la Watermusic sarebbe stata composta per lusingare il nuovo sovrano, durante la festa sul Tamigi. Così viene descritta la festa nel diario di un testimone oculare: "La serata era perfetta. Barche e battelli non si contavano sul Tamigi. La barca su cui aveva preso posto il Re apparve verso le otto, seguita da quella dei musicisti, almeno cinquanta. La musica piacque così tanto a Sua Maestà che fu ripetuta per tre volte di seguito. Il Re fece ritorno a St. James soltanto alle quattro del mattino". Nella biografia di Händel, tuttavia, non risulta alcun argomento probante di questa situazione, ed il compositore d’altra parte, era troppo esperto delle cose di questo mondo, per non rendersi conto che la dinastia Hannover aveva forti probabilità di successione al trono inglese. Inoltre, gli eccellenti rapporti fra Händel e la nuova dinastia sembrarono farsi ancor più saldi a Londra. All’inizio delle permanenza a Londra, Händel scrisse soprattutto opera italiana. Alcuni gentiluomini, appassionati di opera, si accordarono per dare alle rappresentazioni di opere italiane una sede stabile. Essi fondarono la Royal Accademy of Music (Accademia Reale di Musica) con sede al King’s Theatre (teatro del re) di Londra. Le funzioni di direttore d’orchestra furono affidate ad Händel ed ad altri due operisti italiani: Giovanni Bononcini e Ottavio Ariosti. Händel per questa accademia scrisse 13 opere: Radamisto fu la prima. Ma all’interno dell’accademia nacquero molti contrasti e rivalità fra i tre operisti obbligati a convivere. Questa situazione portò, in poco tempo, allo scioglimento della compagnia. Händel, dopo lo scioglimento, creò una nuova compagnia, prese in gestione il teatro e vi rappresentò nuove opere. Ma anche i suoi avversari costituirono una nuova compagnia, l’Opera della Nobiltà, e ne affidarono la direzione artistica a Nicolò Porpora, operista di scuola napoletana. Stanco di tante lotte, nel 1738 Händel si ritirò dall’attività operistica e si dedicò interamente all’oratorio, che gli riservò grandi successi. Questa scelta dipese non solo dalle lotte, ma anche dal fatto che Händel si era a poco a poco convinto che l’opera italiana, genere d’importazione, aveva sottili radici nella cultura inglese ed era accetta solo ai ceti aristocratici. Il pubblico londinese di tutti i livelli frequentava appassionatamente il teatro di prosa, che aveva una tradizione popolare almeno dal Quattrocento. Perciò, castrati e prime donne, convenienze e inconvenienze teatrali dell’opera italiana suscitavano più facilmente la derisione che l’ammirazione, a parte il fatto che la lingua italiana, d’obbligo nei libretti operistici, veniva sostanzialmente rifiutata anche da quella élite che sosteneva Händel. L’incompatibilità fra l’opera italiana e il pubblico inglese è testimoniato anche dal grande successo di The Beggar’s Opera (L’Opera del mendicante, 1728) di John Gay, opera appartenente al genere ballad opera, ambientata nei bassifondi londinesi e costituita di brani recitati e musiche popolari. Alla ricerca di un genere musicale che potesse essere gradito ad un più vasto pubblico di estrazione borghese (la classe media in Inghilterra era più forte che in altre parti d’Europa) e avesse costi di produzione meno rilevanti di quelli dell’opera, cominciò a scrivere oratori di soggetto biblico su libretti inglesi. Il successo di Saul e di Israele in Egitto (entrambi 1739) lo convinse a continuare su quella strada. A partire dal 1743 ogni anno compose un oratorio che veniva eseguito durante la quaresima in un teatro affittato a tale scopo. Questa iniziativa ottenne grandi consensi. Il favore del pubblico per i suoi oratori non venne mai meno; essi diventarono una parte dominante del patrimonio artistico inglese, ed Händel fu considerato a pieno titolo musicista inglese. Morì nel 1759 e sepolto nell’abbazia di Westminster.
L’opera
Il catalogo dell’opera di Handel è stato compilato da B. Baselt. L’opera omnia di Händel fu pubblicata a Lipsia dalla Händel Gesellschaft (Associazione Händel) in 96 volumi.
Le opere teatrali
Handel compose molte opere (42): tutte di genere serio su libretto italiano, ad eccezione di poche opere tedesche scritte in gioventù per il teatro di Amburgo e quasi tutte perdute. Da ricordare: Agrippina, Radamisto, Giulio Cesare, Rinaldo, Orlando. Le opere di Händel appartengono al genere dell’opera seria di stile italiano perché l’opera italiana, all’inizio del Settecento, aveva conquistato Londra. La critica ritiene che alcune di esse costituiscano i più alti esempi di quel genere. Era anche l’opinione dei coevi: molte opere, date a Londra, furono riprese anche in teatri d’Italia e di Germania. I soggetti, comuni alla drammaturgia musicale del tempo e consoni al gusto del pubblico, sono già parzialmente rivelati dai titoli: ricostruzioni di fantasia di episodi della vita di personaggi storici del mondo antico o poemi eroici. Ciascun atto era interamente occupato dall’alternanza di recitativi (secchi o accompagnati) e arie. Pochi i duetti e i cori, trattati in stile accordale. Le arie sono spesso col da capo, ma Händel sperimentò molte altre strutture. Non fu un innovatore, ma ebbe una non comune capacità di tradurre in note gli affetti e gli stati d’animo. Gli elementi drammatici dell’azione avevano nelle sue opere un’importanza assai maggiore di quanto risultasse nei drammi coevi ma anche la maestria con la quale egli padroneggiava la scrittura melodica, passando dall’intensità affettuosa alle arditezze della vocalità di bravura. Händel compose anche molti pasticci.
Composizioni sacre
Händel deve però la sua gloria soprattutto agli oratori, in inglese, un genere al quale dedicò gli anni della maturità. Tra i principali: Esther, Saul, Israele in Egitto, il Messia, Sansone, Salomone. Altre composizioni sacre: salmi e mottetti in latino, per la liturgia cattolica, e anthems in inglese per la liturgia anglicana. Il successo che il pubblico inglese decretò agli oratori di Händel è dovuto al fatto che essi rispondevano alle esigenze culturali dei ceti medi: erano il frutto di una chiara concezione drammatica, quasi teatrale (a differenza degli oratori italiani dei nostri operisti, assai simili, per struttura e concezione, alle opere serie); avevano il libretto in inglese (e quindi, a differenza delle opere cantate in italiano al King’s Teatre, erano comprensibili a tutti); svolgevano argomenti tratti dall’Antico Testamento. È da ricordare, a questo proposito, che i protestanti inglesi di quel secolo avevano una buona conoscenza della Bibbia. Per loro le storie dell’Antico Testamento erano, si può dire, l’equivalente dei miti classici e della storia antica nell’educazione delle classi aristocratiche letterate. Händel trattò gli argomenti nei suoi oratori come veri drammi sacri. I brani solistici, cioè i recitativi e le arie, non presentano sostanziali differenze rispetto ai recitativi e alle arie delle opere. La novità è costituita dai cori, ai quali egli diede grande importanza. Il coro apparteneva alla radicata tradizione inglese degli anthems, ed Händel ne potenziò la presenza negli oratori, dandogli funzione di commento o di meditazione, ma anche, a volte, di personaggio o di narratore.
Musica strumentale
Oltre a due raccolte di Concerti grossi e di Concerti per organo, sono da ricordare due suites per orchestra barocca: la Water music (musica sull’acqua), eseguita in occasione di una gita del re sul fiume Tamigi; la Music for Royal Fireworks (musica per i fuochi artificiali), composta per le celebrazioni della pace di Aquisgrana, nel 1748, tra Francia e Inghilterra. Musica da camera: tre raccolte di pezzi per clavicembalo (suites), variazioni, sonate per violino (o flauto, o oboe) e basso continuo.
Benché avesse trattato tutti i generi e le forme musicali del Barocco, non in tutti Händel impresse il sigillo della sua grandezza. Tranne alcune composizioni, le sue opere strumentali sono meno valide dei lavori teatrali, e questi non mantennero nel tempo la popolarità che invece sempre accompagnò gli oratori. Un aspetto singolare del modo di comporre di Händel è il frequente ricorso ai prestiti, soprattutto autoimprestiti. Un motivo, una sezione, un intero brano passavano da una composizione all’altra, subendo più o meno profonde modificazioni. Un tempo ci si scandalizzava, oggi non più, osservando che il procedimento era impiegato anche da altri compositori (per esempio Bach e il nostro Rossini). Lo stile di Händel tende al grandioso, all’evidenza, alla nettezza delle linee melodiche.