La musica nel Medioevo
Tutta l’estetica del Medioevo è centrata sulla divinità e sugli insegnamenti della Chiesa di Roma. Le arti figurative rappresentano i santi come simboli di virtù, di sapienza, di sacrificio nell’atto di sorreggere edifici
allegorici, libri sacri o strumenti di martirio. Tutta l’arte del Medioevo non è che un sublime tentativo di conferire un senso religioso e simbolico alla vita.
La musica, nella quale Sant’Agostino, continuando il pensiero dei grandi filosofi dell’antica Grecia, vede la manifestazione udibile dei “numeri eterni” che procedono da Dio, nel Medioevo è considerata un aspetto della natura divina e quindi, nella sua veste appropriata, un ausilio prezioso all’esercizio della preghiera. E’ facile comprendere come per lungo tempo la sola musica colta del Medioevo sia quella liturgica, ovvero il canto gregoriano, così detto da Papa Gregorio Magno, pontefice fra il 590 e il 604, che ebbe il merito di raccogliere e unificare in un unico volume – l’Antifonario – i numerosissimi canti religiosi che erano nati e continuavano a nascere entro gli ormai vasti confini del mondo cristiano.
Fondato sull’antica teoria musicale dei Greci, i cui modi, pur con denominazioni completamente diverse, offrivano una solida base alla sua esigenza di semplicità, di unità e di rigore, il canto gregoriano è destinato a influenzare profondamente tutta la musica del Medioevo, non solo quella sacra ma anche quella profana e popolare.
Tipiche forme, derivate dal canto gregoriano, e ampiamente diffuse tra il IX e X secolo sono la sequenza e il tropo che la tradizione vuole nati presso il monastero di San Gallo in Svizzera per opera di due monaci Notker Balbulus e Tutilone.
Degni di nota non solo come espressione della religiosità popolare ma anche per l’importanza che sono destinate a d avere sul futuro sviluppo dell’oratorio, sono la lauda, vera e propria canzone spirituale in lingua volgare fiorita in Umbria presso le confraternite dei Francescani e dei Flagellanti, e il dramma liturgico, ispirato a episodi della vita di Gesù, dei Santi e degli Apostoli, che molti sacerdoti organizzavano sui sagrati delle chiese, recitando in latino con l’accompagnamento di canti derivati dal repertorio gregoriano.
Un evento destinato ad avere un’importanza decisiva nel futuro sviluppo di tutta la musica occidentale conclude il primo millenio dell’era cristiana ed è l’invenzione della notazione musicale moderna, realizzata dal monaco benedettino Guido d’Arezzo.
Quasi contemporaneamente fioriscono dal canto gregoriano le prime semplici forme polifoniche, gli organa (plur. di organum), a due voci dapprima e poi a tre e anche a quattro. Sorge inoltre a Parigi la prima scuola di canto polifonico, la Scuola ddi Notre Dame, cosiddetta perché nata presso la scuola cantorum della Cattedrale di Notre Dame, allora in costruzione.
Dopo il mille viene acquistando importanza anche la musica profana. Celebri sono i carmina burana, canti goliardici nati nell’ambiente delle università per opera dei clerici vagantes, giovani che giravano l’Europa a scopo di studio, e soprattutto le belle canzoni dei trovatori, dei trovieri e dei Minnesaenger, fiorite tra il 1100 e il 1200 presso le corti dei nobili e nei castelli feudali.
In questo contesto fa la sua prima comparsa in francia anche una forma di teatro profano, il jeu: un insieme di dialoghi e di canzoni, di parti comiche e di parti tragiche, di satire politiche frammiste ea elementi fantastici.
Gli intrattenimenti poetici, letterari, filosofici e soprattutto musicali, frequenti presso le corti feudali del tardo Medioevo, preannunciano il futuro sviluppo di un nuovo genere: la musica da camera, coltivata da piccoli gruppi di intenditori e di dilettanti che amano ascoltarla ed eseguirla come svago privato.