Saro’ felice se…
Trent’anni fa era un mondo molto diverso… nè meglio nè peggio… diverso. Molte meno donne lavoravano fuori casa o studiavano, i soprusi in città erano minori, i genitori disponevano di più tempo per stare con i figli, la società era più comprensibile e meno turbolenta. Indubbiamente è positivo che le donne abbiano avuto accesso, con pari opportunità, al mercato del lavoro, a luoghi di responsabilità, a nozze per amore e non per contratto o convenienza, a che ci sia più attenzione per l’infanzia. Tutti questi progressi, hanno un rovescio della medaglia dal sapore un po’ amaro. La famiglia è in difficoltà, i punti di riferimento sono imprecisati, i genitori cercano continui supporti logistici ed affettivi per i propri bambini: asili nido, nonni, micronidi, prestitempo, ludoteche, attività ricreative. Si pensa ai genitori che vorremmo esssere ed a quelli che realmente siamo e ci si sente educatori tiepidi, poco convincenti, timorosi; di conseguenza poco chiari e precisi. L’atteggiamento genitoriale è cambiato, si dubita, ci si confonde, cosicche’ i bambini-e spesso sono soggetti a stati ansiogeni e stati di insicurezza profonda. I figli amano mamma e papà incondizionatamente, non fanno classifiche, non danno voti. Il problema sorge quando i genitori restano figli, senza riuscire a vestire i panni di persone guida. I nostri genitori (quelli più o meno di due generazioni fa), è scientificamente e palesemente provato, non avevano studiato per offrirci un futuro migliore, nè pensavano che i loro metodi educativi fossero certezza di successo per la nostra vita adulta. Erano, però, il nostro ESEMPIO, fondato su un concetto assolutamente inconfutabile: possedevano, credevano, trasmettevano valori essenziali: rispetto in tutte le sue declinazioni, quindi sincerità, sacrifico, fatica, responsabilità e quant’altro. Non potrà comunque esistere (credo mai) una facoltà universitaria per "imprenditoria genitoriale". Appare, percio’, necessario comprendere che si cerca di fare il massimo. Solo cosi’ i genitori possono rappresentare un chiaro punto d’appoggio al quale rivolgersi e guardare per crescere ed affrontare le difficoltà di questo mondo ingarbugliato.
Spulciando qua e là, interessandomi a questo argomento, una cara amica mi ha consegnato queste quattordici massime che invitano a riflettere su un compito educativo familiare, certamente impegnativo, ma sicuramente meno caotico e piu’ incisivo.
"Rendere felice un-a bambino-a".
– Saro’ felice se ricevero’ carezze e baci.
– Saro’ felice se mi darete come esempio il vostro comportamento.
– Saro’ felice se vedro’ soddisfatte le mie necessità di base.
– Saro’ felice se favorirete la mia autostima.
– Saro’ felice se mi proteggerete senza asfissiarmi.
– Saro’ felice se saprete dirmi anche di "NO".
– Saro’ felice se mi renderete partecipe raccontandomi le vostre cose.
– Saro’ felice se mi spiegherete il perche’ di un castigo.
– Saro’ felice se mi lascerete giocare liberamente.
– Saro’ felice se mi doserete la TV.
– Saro’ felice se NON pretenderete che sia sempre il "numero 1".
– Saro’ felice se non mi assillerete, ne’ mi ignorerete.
– Saro’ felice se vi metterete d’accordo sul modo di educarmi.
– Saro’ felice se mi educherete con pazienza e amore.
Divagazioni "filastroccose"
ASPETTAMI
Mamma ti vorrei accanto a me
e la notte sognare con te.
Ma la mattina:
presto la sveglia,
metti la maglia,
lava il visetto,
qua lo zainetto.
Ti saluto con un bacetto:
– Non ti scordare del tuo bimbetto!-
Aspettami che quando tornerò
forte forte ti stringerò.
(Rosalina)