Parco Nazionale del Gran Sasso – Monti della Laga
Istituito nel 1992, insieme al Parco Nazionale della Maiella, il Parco Nazionale del Gran Sasso e dei Monti della Laga si estende su una superficie di 150 mila ettari su tre regioni toccando le province di L’Aquila, Teramo, Pescara, Rieti e Ascoli Piceno.
Comuni Interessati
Provincia dell’Aquila: Barete, Barisciano, Cagnano Amiterno, Calascio, Campotosto, Capestrano, Capitignano, Carapelle Calvisio, Castel del Monte, Castelvecchio Calvisio, L’Aquila, Montereale, Ofena, Pizzoli, Santo Stefano di Sessanio, Villa Santa Lucia degli Abruzzi
Provincia di Ascoli Piceno: Acquasanta Terme, Arquata del Tronto
Provincia di Pescara: Brittoli, Bussi sul Tirino, Carpineto della Nora, Castiglione a Casauria, Civitella Casanova, Corvara, Farindola, Montebello di Bertona, Villa Celiera
Provincia di Rieti: Accumoli, Amatrice
Provincia di Teramo: Arsita, Campli, Castelli, Civitella del Tronto, Cortino, Crognaleto, Fano Adriano, Isola del Gran Sasso d’Italia, Montorio al Vomano, Pietracamela, Rocca Santa Maria, Torricella Sicura, Tossicia, Valle Castellana.
Questo fa del Parco Nazionale del Gran Sasso e dei Monti della Laga una delle aree protette più vaste d’Europa, comprendendo nei suoi confini un’area che va dai Monti della Laga, a cavallo tra Abruzzo, Lazio e Marche, fino al gruppo dei Monti Gemelli, la propaggine più settentrionale della provincia di Teramo. Il Parco Nazionale del Gran Sasso e dei Monti della Laga confina a Nord con la catena dei Monti Sibillini e a Sud con il massiccio della Maiella e questo lo pone al centro di un sistema di aree protette che si estende per oltre 150 Km sull’Appennino. Qui preziosi tesori naturali convivono da millenni con un rilevante patrimonio culturale delle civiltà locali testimoniando un raro ed armonico equilibrio fra uomo e natura. Mentre il Gran Sasso è caratterizzato da ampi pascoli, i Monti della Laga sono ricoperti da estese faggete che salgono fino ai 1800 m, dove lasciano il posto a bellissime brughiere a mirtillo.
La catena del Gran Sasso d’Italia emersa dal mare circa sette milioni di anni fa, domina tutto il paesaggio centro-appenninico. Dalle sue vette la vista, nei giorni di maggiore luminosità, può spaziare dal Tirreno all’Adriatico fino a scorgere perfino il profilo delle coste dalmate e delle Isole Tremiti. Il Gran Sasso, un po’ per la natura delle sue rocce, un po’ per le caratteristiche paesaggistiche, è certamente il gruppo montuoso appenninico che più ricorda le vette alpine: cime aguzze, valli incise molto profondamente, perfino un ghiacciaio (il Calderone) che, seppur di dimensioni ridotte, vanta il record d’essere il più meridionale d’Europa. Regno di sorgenti e cascate (della Morricana, delle Scalette, della Volpara ecc..) non mancano le grotte e i laghi dove gli uccelli in migrazione trovano un sicuro e tranquillo approdo per la sosta durante il loro viaggio.
La catena dei Monti della Laga è morfologicamente molto differente da quella del Gran Sasso. Le montagne dei Monti della Laga sono l’unica testimonianza di bacino marino profondo presente, sei milioni di anni fa, in tutta l’area mediterranea. E il mare ha lasciato sui Monti della Laga segni intatti nel tempo: rocce arenarie e sabbia (tanto che a volte occorre guardare le vette per essere certi di non aver sbagliato itinerario), segni di correnti e frane marine; “gallerie di animali scavatori che vivevano sul fondo del bacino”. Due o tre milioni di anni fa le montagne dei Monti della Laga iniziarono lentamente ad emergere e nel Pleistocene inferiore la Laga aveva già la fisionomia definita di oggi con cime che presentano un crinale arrotondato che solo in alcuni casi assume l’aspetto di pizzi con cime aguzze. Il massiccio dei Monti della Laga è lussureggiante e ricco di acque, degrada dolcemente fino al piano collinare presentando numerosi valli, lungo di esse scorrono i torrenti nati dalle innumerevoli sorgenti.
La flora del Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga conta circa 2300 specie di piante. Sul Gran Sasso sopravvive l’unico nucleo italiano dell’Adonide gialla, pianta ritenuta ormai scomparsa e rinvenuta per caso qualche anno fa. Le quote più alte custodiscono l’adonide distorta,la stella alpina appenninica e l’androsace di Matilde.
La fauna del Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga vanta specie animali tra le più rappresentative dell’Appennino quali il lupo, l’orso, l’aquila reale, il biancone, il gatto selvatico, l’arvicola delle nevi e la vipera dell’Orsini, che evocano con forza una natura primordiale e selvaggia. Merita un discorso a parte il Camoscio d’Abruzzo. Questa specie che oggi costituisce il simbolo del Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga era scomparsa, a causa del bracconaggio, da queste montagne alla fine del secolo scorso. Un progetto di reintroduzione lo ha portato a ricolonizzarne le montagne, dove oggi si contano circa 500 individui.
Musei del Parco
Ecomuseo Terre del Castellano
Una porta aperta sugli ambienti di vita tradizionale Valle Castellana (TE)
Museo Centro per le Acque del Gran Sasso Il ciclo dell’acqua, con la formazione delle montagne, la storia degli uomini, di esploratori e utilizzatori della preziosa risorsa San Pietro di Isola del Gran Sasso (TE)
Museo del Camoscio La struttura ospita un museo interattivo sul Camoscio d’Abruzzo Farindola (PE)
Museo del Fiore Un viaggio nella diversità vegetale del Parco Barisciano (AQ)
Museo del Legno Un viaggio virtuale dal Bosco agli antichi mestieri Arischia (AQ)
Museo del Lupo Un’esperienza emozionale coinvolgente dagli esiti inaspettati e sorprendenti Arsita (TE)
Museo dell’Alpinismo Un’esposizione permanente sull’alpinismo nel Distretto Strada Maestra Prati di Tivo di Pietracamela (TE)
Museo della Grotta di S. Angelo Un prezioso simbolo della preistoria italiana Ripe di Civitella (Gole del Salinello) (TE)
Museo delle Fortificazioni Calascio (AQ)
Museo Terre della Baronia I segni della storia millenaria Santo Stefano di Sessanio (AQ)
Sentieri e vadi
Per vado s’intende il passaggio tra un versante e l’altro. A volte rari e difficili da percorrere, costituiscono il collegamento tra comprensori diversi, anticamente utilizzati per unire Roma all’Adriatico. Uno dei più famosi percorsi è il "Tracciolino di Annibale" che la leggenda indica sia stato percorso da Annibale e dalle sue truppe con elefanti per le battaglie contro i Romani. Lo storico Niccola Palma ebbe ad affermare che il Tracciolino di Annibale coincidesse con l’antico tracciato romano esistente ancor prima della Salaria Nova e che lui ebbe a definire Via Metella, legandone il nome del console Cecilio Metello citato nel cippo miliario rinvenuto nel 1823 in località Vallorina nel Comune di Sant’Omero (Te) Lungo i percorsi di montagna ancora si possono trovare significative testimonianze storiche, primitive strade tracciate dai primi popoli italici dediti all’allevamento. Sono presenti anche i tratturi utilizzati per secoli ad uso della transumanza che si diramavano in tante direzioni.
Fonti:
Il Centro – Quotidiano d’Abruzzo
Wikipedia
http://www.gransassolagapark.it/
Un po’ di bibliografia:
‘Gran Sasso – Le più belle escursioni’ – Società editrice Ricerche
‘Gran Sasso d’Italia – Carta dei Sentieri’ – S.E.L.C.A. – Firenze
‘Guida ai Castelli d’Abruzzo’ – CARSA Edizioni
(Rosalina)