Sciogliere le riserve sul bon ton del bere
Il galateo del bere è uno degli argomenti più curiosi della letteratura del bon ton, che bicchiere usare, come brindare… sono tante le cose da scoprire.
"Flute o Bolloon è tutta questione di vino"
Nessuno è tenuto ad avere un servizio completo (quello della
tradizione è composto da circa cento bicchieri!), ma una padrona di casa attenta avrà almeno 8 modelli di bicchieri.
I bicchieri da vino devono essere di vetro trasparente o di cristallo, perchè chi beve possa cogliere le sfumature del vino. Solo ai bicchieri da dessert è concesso il colore.
IL FLUTE: è il più elegante, con la sua forma slanciata che permette alle bollicine di salire pian piano in superficie. E’ adatto a contenere vini mossi come champagne e brut o aperitivi frizzanti.
LA COPPA: anche lei si presta a contenere spumanti, secchi e dolci. La regola vuole che questi bicchieri si portino a tavola al momento del dessert, su un vassoio insieme allo spumante.
IL CALICE DA VINO BIANCO: con la sua forma a tulipano o a giglio, questo bicchiere dal gambo lungo e sottile non è molto panciuto, perchè i vini bianchi che si presta a contenere, non richiedono una grande ossigenazione.
IL CALICE DA VINO ROSSO: ancora a stelo lungo, è più svasato rispetto al calice da vino bianco perchè deve racchiudere il profumo dei vini rossi leggeri e giovani.
IL BALLOON: per degustare vini rossi invecchiati e pregiati, è indispensabile questo bicchiere con piede largo e stelo medio, caratterizzato dalla coppa capiente, a forma di mezza palla.
IL BICCHIERE DA GRAPPA: questo bicchierino, simile ad un calice in miniatura, deve essere alto al punto giusto da permettere al naso di stare abbastanza lontano dal distillato, per poterne cogliere il profumo e non l’odore dell’alcool.
IL TUMBLER: è il bicchiere da whisky, da long drinks o da cocktail molto secchi. Non ha stelo, è alto e stretto e può essere quadrato o rotondo. Negli USA è più diffusa la versione bassa e larga.
IL TULIPANO: è destinato al brandy. Il suo nome dice tutto sulla forma, una coppa panciuta che si restringe verso l’imboccatura. Si tiene in mano infilando il calice tra l’indice e il medio, per scaldare il liquore.
"Bicchieri: da due a quattro… via tutti gli altri"
Da acqua e da vino: la padrona di casa senza fronzoli può accontentarsi di mettere in tavola solo due bicchieri. Il numero perfetto, però, è il tre: da acqua, da vino rosso e da vino bianco, un trio che troverà posto a destra del coperto, in alto. Dietro, potrà venire il flute. Gli altri bicchieri si lasciano in vista su un tavolino.
"E le bottiglie?"
L’acqua si può travasare in una caraffa, anche colorata, mentre il vino rosso si fa decantare nel contenitore chiamato "decanter". Per quanto riguarda i vini bianchi, quelli non molto pregiati si possono trasferire in una caraffa, quelli nobili si lasciano in bottiglia, perchè si possa leggere l’etichetta e l’annata.
"In alto i calici ma con poco rossetto!"
All’ora del brindisi, nessuno si tiri indietro, ma tutti alzino il calice, senza toccare l’uno il bicchiere dell’altro e senza pronunciare il fatidico "Cin cin". Non è obbligatorio alzarsi in piedi, basta seguire il comportamento di chi ha proposto il brindisi. Vietato, invece, non partecipare: anche gli astemi porteranno il calice alla bocca: Non occorre che bevano, ma solo che si bagnino le labbra: Se proprio non possono sopportare neanche l’odore del vino, riempiano il calice d’acqua. I Romani erano molto meno indulgenti e in presenza di un convitato che non toccava vino, erano soliti pronunciare la frase "Bibat aut abeat", che suona come "Beva o se ne vada!". I calici si impugnano sullo stelo e non sulla coppa perchè la mano, oltre a lasciare brutte impronte, cambia la temperatura del vino e ne copre il colore. Quanto a voi, signore, ebitate i rossetti pesanti, che lasciano antiestetiche tracce sull’orlo del bicchiere e non versatevi mai il vino da sole. Questo è compito dei "cavalieri" che, dal canto loro, avranno cura di riempirvi il calice, oltre la metà, ma mai per più di due terzi. Voi potete anche rifiutare, ma fatelo con un gesto discreto, senza coprire il bicchiere con la mano.
(Fonte : Casa Editrice Mani di Fata – Anno LXVIII N. 2)
Divagazioni Filastroccose
LA VENDEMMIA
Schiaccia e pigia,
pigia e schiaccia,
finchè l’uva diventa vinaccia.
Assaggia il mosto rubicondo
solamente per un secondo.
Mettilo poi nelle botti
ed aspetta tante notti.
Quando il mosto sigillato
nella botte ha fermentato,
spilla il vino frizzantino
da gustare a San Martino.
(Rosalina)