Tira tira la corda si spezza !
Ci siamo arrivati. Tira tira la corda si spezza. Parlo della situazione italiana e azzardo, per le mie misere competenze in materia, anche europea e globale. Ho atteso per molti giorni di vedere un risveglio delle coscienze, ma non è accaduto nulla. Non ci siamo fatti mancare niente: economia ferma, lavoro un disastro, cultura nel limbo del dimenticatoio, politiche sociali: chi l’ha visto? Crisi, default, fallimento. E tira tira la corda si spezza! Chi emerge in questo quadro? Semplicemente quello che durante tutto questo tempo, in modo più o meno palese, ha mosso i fili del mondo. Il Mangiafuoco della situazione, il burattinaio più esperto e sottile, conoscitore delle dinamiche sociali e psicologiche dell’uomo: LA FINANZA. La finanza non conosce, o perlomeno non contempla, fra le sue declinazioni il termine umanità. L’umanità è un OGGETTO da manipolare, spremere, incantare con il luccichio del denaro facile e della sfrontatezza delle decisioni. La finanza che ha sua casa nelle borse, intricato dedalo di azioni, transazioni, obbligazioni, holding, business, un mare di denaro ‘telematico’ che fluttua di minuto in minuto dettando leggi subdolamente non scritte e non discusse, ma nemmeno conosciute dalle persone che la mattina devono, per forza di cose, recarsi al lavoro e affrontare le difficoltà di ogni giorno.
Il lavoro che dà dignità all’uomo appare delegittimato, sottovalutato, maldistribuito, tanto ci pensa la finanza a sistemare ciò che non torna. E non torna.
Ed ora tutti parlano di unità d’intenti, collaborazione, fare presto, la comunità europea bacchetta ma è in difficoltà anch’essa, le guerre si susseguono e continuano a ritmi galoppanti (grandi fonti di guadagno per la finanza occulta), i tumulti di popoli che si ribellano repressi con sanguinose battaglie, i black-bloch che sembrano i guastatori di un esercito estremista, gli indignati non ascoltati, l’informazione che si perde nella partigianeria. Quella partigianeria che, secondo le mie infinitesimali convinzioni, è la più bassa che si possa concepire dal punto di vista dell’ osservare i fatti e semplicemente descriverli.
Non è più un dubbio e le prove sono nell’aria, ma in tutto questo, la finanza, lo stesso ha messo lo zampino, anzi ha steso la sua ragnatela catturando qualunque tipologia di insetti. Più o meno utili, più o meno allettanti per il gusto, più o meno grossi. Tutto ingoia la finanza quando serve a raggiungere ‘machiavellicamente’ i propri fini.
Regna, anzi impera il dio denaro, onnipresente, opprimente, dilagante, soffocante, tiranno.
Il denaro che compra le coscienze, il denaro che compra la bellezza, il denaro che alimenta il benessere, esteriore, il denaro che nutre la povertà. Il denaro strumento unico ed eccelso della finanza.
La finanza non conosce umanità, rispetto, regole condivise.
Eppure è fatta, costruita, allevata, alimentata da esseri umani! Forse… Erano esseri UMANI. Ne restano le sembianze, ma l’anima non c’è più, si è persa la coscienza e il senso morale che esistono al di là delle religioni. Coscienza e senso morale principi fondanti, che ci hanno reso esseri pensanti, che nell’evoluzione della specie ci hanno elevato dalla nostra condizione animalesca.
Ma… Non sarà che da qualche parte è rimasto un focolaio di Tirannosaurus Rex talmente affamati di carne umana da divorare chiunque incontra nelle praterie della sfera terrestre?
Qualcuno senz’altro potrebbe obiettare:- Lei protesta, ma cosa propone?-.
Risposta: Cominciamo a riacquistare il senso critico. Come? Innanzitutto investendo nella cultura, nella scuola, nella ricerca. Cerchiamo di diventare lungimiranti.
Alle generazioni che verranno bisogna lasciare l’esempio della lealtà e la forza di credere che l’umanità è il valore morale primario alla base della nostra esistenza CIVILE.
Scusate lo sfogo personale, quando ci vuole ci vuole.
Divagazione Dialettale
LU SULDARELLE
Nghe le quatrine jurne e notte
sempre le ricche ce s’abbotte.
Niente a lu povere arejale
j’attocche a sta sempre male.
Chisciccise!
Tu t’accide pe nu suldarelle,
dope t’attocche a magnà le sardelle.
Vide, vide ch’è deventate stu monne
nu vaccile nzevate de menzogne!
(Rosalina)