Che cosa è la musica
Da quanto abbiamo potuto osservare sinora possiamo dire che la musica, nella sua definizione più semplice, non è che un insieme di suoni e pause organizzato nel tempo. Tale organizzazione è fondata sul ritmo, il principio ordinatore che dà forma e significato a qualsiasi idea musicale.
Il tempo è la dimensione della musica, così come lo spazio è la dimensione della pittura e di tutte le arti figurative. La musica esiste infatti nel tempo, si sviluppa e si conclude nel tempo, presentando un moto continuo di suoni, tanto che spesso è difficile, se non addirittura impossibile, al primo ascolto, afferrarne chiaramente il senso. Per questo è necessario ascoltare più volte lo stesso brano se vogliamo veramente comprenderlo e apprezzarlo per quello che veramente è.
Tutte le arti hanno qualcosa in comune fra loro. Lo dimostra il fatto che molto sovente poeti, musicisti, pittori si sono ispirati nelle loro opere allo stesso soggetto. Diverso naturalmente è il linguaggio con cui viene espresso. I prodotti delle arti figurative – dipinti, sculture – sono immagini statiche e immutabili, quelli della musica sono invece ritmi e motivi in movimento. Come i segni e le forme della pittura e della scultura, le parole con cui lo scrittore e il poeta realizzano le proprie opere hanno un significato compiuto e preciso che deve innanzitutto essere inteso affinché la narrazione o la poesia producano in noi una qualsiasi emozione. La musica dal canto suo non ha un significato definitivo, è un linguaggio universale che, senza bisogno di spiegazioni, tocca direttamente la sensibilità dell’ascoltatore. Una poesia in tedesco o un racconto in russo non dicono gran che a chi non conosce alla perfezione queste lingue; al contrario la musica tedesca oppure russa possono commuoverci e accendere la nostra fantasia sin dal primo ascolto.
Il tempo musicale non ha alcun rapporto con il tempo reale, non è cioè misurabile sul quadrante di un orologio. Esso è legato al movimento della musica, al suo passo che può essere estremamente vario: lento, moderato, rapido, ecc. Come nel linguaggio parlato, il suo procedere non è meccanico, inesorabilmente uguale e inespressivo, ma è fatto di slanci e di esitazioni, di accelerazioni, di rallentamenti, di pause.
Il linguaggio della musica ha una sua forza espressiva che né le parole né le immagini possiedono. Prendiamo per esempio la nostra canzone preferita e recitiamo le sole parole senza la musica. Proviamo poi a cantarla: la differenza è enorme. La musica aggiunge infatti qualcosa di misterioso, esprime ciò che le sole parole non bastano ad esprimere. Ma anche le immagini hanno un rilievo ben diverso quando appaiono “dentro” a una certa musica. I gesti, le azioni, gli episodi anche banali acquistano intensità e significato. Facciamo il semplice esempio di un film: certe scene, spogliate della musica che fa loro da commento, perderebbero certamente gran parte del loro effetto drammatico.