Carta d’ identità del suono musicale
Il suono musicale, come qualsiasi fenomeno acustico, presenta quattro variabili fondamentali: Altezza, Durata, Intensità e Timbro.
Altezza, intensità e timbro costituiscono le variabili qualitative, mentre la durata è la variabile quantitativa. In ogni suono le quattro variabili sono sempre presenti e
inseparabili rappresentando, per così dire, la sua carta d’identità, i connotati che permettono di riconoscerlo e di descriverlo. Il codice di segni che chiamiamo notazione musicale e che serve per scrivere e leggere la musica è stato predisposto in modo da indicare, per ciascun suono, queste quattro variabili nella maniera immediata ed esatta possibile. Se si tiene conto di quanto antica sia la scrittura, l’invenzione della notazione musicale, avvenuta intorno al 1000 d.C., è relativamente recente ed è una conquista esclusiva della civiltà occidentale. C’è voluto molto tempo infatti, molti tentativi e perfezionamenti prima di riuscire a tradurre in segni grafici semplici e precisi le variabili del suono musicale.
Si tratta di una conquista storica determinante, poiché è l’intrecciarsi illimitato di queste variabili del suono che assicura alla musica le sue risorse praticamente inesauribili.
COME SI SCRIVE LA VARIABILE “ALTEZZA”
Nel nostro sistema musicale la diversa altezza delle note viene indicata facendo uso del pentagramma o rigo musicale. Si tratta di cinque linee che delimitano quattro spazi. Il pentagramma mette a disposizione nove “gradini” (cinque linee + quattro spazi), sui quali possono essere indicate, per mezzo di segni, le diverse altezze dei suoni musicali. L’altezza del suono dipende dalla frequenza delle vibrazioni che lo producono. La frequenza è il numero delle oscillazioni che il corpo vibrante compie in un secondo. Più elevata è la frequenza, più acuto risulta il suono e viceversa. Una vibrazione di bassa frequenza, per esempio 16 oscillazioni al secondo, corrisponde ad un suono grave, mentre per conto una frequenza di 20.000 oscillazioni al secondo corrisponde ad un suono molto acuto.
COME SI SCRIVE LA VARIABILE “DURATA”
La scrittura musicale prevede una serie di segni speciali (indicanti la diversa durata dei suoni) che prendono il nome di figure di valore. Le figure di valore sono nove e stanno tra loro in un preciso rapporto numerico: la durata di ciascuna figura è infatti la metà di quella della figura precedente e il doppio di quella seguente. Le figure di valore sono: breve, semibreve, minima, semiminima, croma, semicroma, biscroma, semibiscroma e quintupla.
AGOGICA
La velocità – ovvero il movimento – con cui viene eseguito un brano è un aspetto molto importante del suo carattere espressivo. Per questo il compositore pone sempre all’inizio di esso l’indicazione chiara di tale velocità (Allegro, Adagio, Moderato ecc.), scrivendo anche, per maggior precisione, il numero metronomico corrispondente. Ma un’esecuzione musicale prevede anche delle variazioni di movimento. Anche quando parliamo siamo soliti variare i “ritmi” con cui pronunciamo le frasi per esprimere più efficacemente i nostri pensieri e le nostre emozioni. Allo stesso scopo, il compositore indica nei vari punti del brano tali variazioni con acc. (accelerare), rall. (rallentare), e a tempo, quando vuole che l’esecuzione ritorni alla velocità iniziale. I movimenti e il loro variare costituiscono l’agogica che, insieme alla dinamica (che riguarda l’intensità dei suoni), è un elemento fondamentale per l’espressione e l’interpretazione del discorso musicale.
COME SI SCRIVE LA VARIABILE “INTENSITA’”
L’intensità è la caratteristica che ci permette di distinguere i suoni forti da quelli deboli ed è data dalla forza con cui i corpi sonori vengono eccitati. E’ la variabile che comunemente viene chiamata volume del suono. L’intensità del suono dipende dall’ampiezza delle vibrazioni che il corpo sonoro produce. Più ampio è la vibrazione, più forte risulta il suono e viceversa. In musica l’intensità dei suoni viene rappresentata attraverso dei segni grafici che costituiscono la dinamica.
DINAMICA
Si definisce dinamica il variare d’intensità dei suoni nel corso di un’esecuzione musicale. I segni che indicano i diversi gradi di intensità sonora sono: ppp, pp, p, mf, f, ff, fff nonché i segni di “crescendo” e “diminuendo”. La dinamica contribuisce a comunicare livelli diversi di tensione emotiva: ai “crescendi” corrisponde una tensione crescente e viceversa. E’ facile comprendere come la musica, senza gli effetti dinamici, divenga inevitabilmente qualcosa di povero e uniforme, se non completamente privo di espressione.
TIMBRO
Il timbro è il colore del suono. E’ la variabile che individua lo strumento o la voce che ha generato un suono. E’ in relazione alla materia e alla forma dello strumento stesso. Un motivo eseguito da un violino assume un’espressione del tutto nuova quando viene ripreso da una tromba. Grazie alle diverse qualità timbriche degli strumenti e delle voci un musicista può ottenere gli effetti più disparati con un’unica semplice idea musicale. Se attribuiamo al timbro degli strumenti e delle voci lo stesso significato che ha il colore nella pittura, una composizione per orchestra può essere paragonata a un grande affresco. Frequentemente si usa infatti l’espressione “tavolozza orchestrale” per designare la gamma di mezzi timbrici che l’orchestra offre alla creatività di un compositore.
Il timbro dipende dalla forma delle vibrazioni che gli strumenti emettono ed è direttamente collegato con il fenomeno dei suoni armonici.