La musica e il Neoclassicismo
Gli anni precedenti la Prima guerra mondiale erano stati una fase di intenso rinnovamento e di ricerca. Ma già prima che si chiudesse il secondo decennio del secolo, si era fatta sentire la necessità di dare ai nuovi linguaggi post-tonali – frutto di un’assoluta libertà creativa – dei principi e delle forme capaci di assicurarne la continuità.
Poiché si richiamava in pratica alle concise, logiche costruzioni dei periodi barocco e classico, questa tendenza fu definita “neoclassica”. Così, senza rinunciare alla modernità dei linguaggi post-tonali (modi, scale esotiche, politonalismo, tonalismo) la musica del Neoclassicismo si dava un ordine attraverso un ritorno alle antiche forme.
Figura preminente del Neoclassicismo è ancora Igor Stravinskij che, cinque anni dopo La Sagra della primavera, dà inizio al nuovo filone neoclassico con l’Histoire du Soldat (1918), racconto per voce recitante, mimi e piccolo complesso strumentale. Con quest’opera Stravinskij lascia per sempre l’aggressività rivoluzionaria e grandiosa de La Sagra per rientrare nella tradizione. Per più di trent’anni, sino cioè agli anni Cinquanta, tutta la produzione di Stravinskij è ispirata ai modelli classici del XVIII secolo, al loro elegante tessuto, alla loro concisa eloquenza.
Significativi di questo periodo sono i balletti Pulcinella (1920) e Orfeo (1947), l’oratorio Oedipus rex (1927), il Concerto per pianoforte e orchestra (1929), la Sinfonia di salmi (1930), la Sinfonia in tre movimenti (1945), la Messa (1948) e il melodramma La carriera di un libertino (1951).
A Stravinskij si affianca l’ungherese Bela Bartok (1881-1945) le cui composizioni sono caratterizzate da profondo interesse per la musica popolare, ritmi vigorosi, forme tradizionali ben disegnate e una tecnica contrappuntistica molto personale. Le sue opere più significative sono i Quartetti per archi (1908-1928), Sette danze popolari rumene (1917), Musica per archi, percussione e celesta (1936), Concerto per orchestra (1943).
Il più illustre rappresentante del neoclassicismo tedesco è Paul Hindemith (1895-1963) che, in polemica con la musica “difficile” di tanti compositori del suo tempo, primo fra tutti Schönberg, propone una musica semplice, lineare, comprensibile. La sua cantata Frau Musik (“Signora musica”, 1944) prevede addirittura una parte che deve essere cantata dall’uditorio. Oltre alla famosa opera teatrale Mathis der Malher (Mathis il pittore), ha lasciato numerose composizioni strumentali di perfetta costruzione classica. Hindemith ha anche curato la composizione di musiche per giovani e lo sviluppo di un teatro pedagogico.
Insigni rappresentanti del neoclassicismo moderno sono: in Italia, Alfredo Casella (1883-1947) e Goffredo Petrassi (1904-2003), in Russia Sergej Prokofiev (1891-1953) e Dimitrij Šostakovič (1906-1975), in Francia, il famoso Gruppo dei Sei e cioè Georges Auric (1899-1983), Louis Durey (1888-1979), Arthur Honneger (1892-1955) Darius Milhaud (1892-1974), Francis Poulenc (1899-1963) e Germaine Tailleferre (1892-1983), in Inghilterra Benjamin Britten (1913-1976).
Un cenno a parte merita George Gershwin (1898-1937), inimitabile autore di tanti popolari successi nel campo della musica leggera e insieme creatore con Rapsodia in blu (1924), Concerto in fa (1925) e Un americano a Parigi (1928) di una originalissima fusione della musica jazz con un brillante stile neoclassico.