Il Romanticismo, periodo d’ oro della musica
L’Ottocento è il secolo d’oro della musica. Mai quest’arte aveva conosciuto un così grande sviluppo – tecnico ed estetico – una partecipazione così appassionata di pubblico come in questo periodo. Con l’affermazione di tutti i fermenti ideali maturati durante il periodo illuminista, la rivoluzione francese aveva dato forza e potere a nuove classi sociali, allargando anche il campo di interesse per tutte le cose della cultura e dell’arte. la musica arriva finalmente dovunque, non è più il dotto, esclusivo diletto do pochi, ma è un idioma nuovo in cui il popolo stesso ritrova i propri ideali. In nessun altro secolo risuonano tanti canti popolari, inni patriottici e rivoluzionari.
Il punto di partenza per comprendere il carattere della musica nel Romanticismo è la nuova posizione sociale del compositore che, mentre in passato aveva sempre lavorato al servizio di un’autorità – ecclesiastica o aristocratica che fosse – producendo musica su commissione, ora invece è un creatore indipendente, proprietario della propria opera e perciò libero di perseguire i propri ideali estetici, per quanto rivoluzionari possano essere. Questa affermazione dell’individualità dell’artista altro non è che l’estensione delle idee di libertà e di eguaglianza dei diritti propugnate dalle rivoluzioni americana e francese. Più importante delle regole e delle convenzioni è quindi la facoltà dell’artista di esprimere ciò che sente dentro di sé e di farlo in modo del tutto personale e nuovo.
Sono le spinte dell’espressione individuale, gli schemi delle forme classiche – sonata, sinfonia, concerto – subiscono una lenta erosione per cui, mentre da una parte vanno perdendo la rigorosa perfezione delle linee, dall’altra acquistano toni drammatici sempre più intensi. Contribuisce a questa tendenza anche la grande popolarità del teatro lirico.