L’ Ars Nova
La produzione della Scuola di Notre Dame, e di tutte quelle che in quel periodo ne seguirono la corrente stilistica, viene definita con il termine Ars antiqua (“Arte antica”). Predominava in essa il contenuto religioso dei testi e l’antico sistema dei modi proprio del canto liturgico.
All’Ars antiqua si contrappose l’Ars nova (Arte nuova), che inizialmente stava ad indicare semplicemente un nuovo sistema di notazione, ma che di fatto segna una svolta decisiva nello sviluppo di tutta la musica del tempo. Si tratta infatti di uno stile polifonico innovativo che dagli inizi del secolo XIV si va affermando specialmente in Francia e in Italia. A differenza delle tecniche polifoniche dell’Ars antiqua, le nuove forme favoriscono la nascita di un vero e proprio contrappunto, l’arte cioè di sovrapporre due o più melodie dando vita a un tessuto musicale unitario di melodie indipendenti e complementari allo stesso tempo.
Iniziatore dell’Ars nova è Philippe de Vitry, Vescovo di Meaux (1291-1361), autore di mottetti e di un trattatello in latino – intitolato appunto Ars nova – in cui viene presentato un nuovo sistema di notazione, più consono alle esigenze musicali del tempo. Le sue idee innovatrici – anche se limitate al campo tecnico – si traducono subito in un incentivo alla composizione polifonica. E’ di questo periodo la Messa di Notre Dame, la prima grande Messa in stile polifonico che ci è giunta completa. L’autore è Guillaume de Machault (1300 ca.-1377), poeta, uomo politico, ammiratore e amico di Francesco Petrarca.. Colto e sensibile, Machault non si limita alla produzione di musica sacra, ma lascia anche una copiosa serie di ballate, rondelli e canzoni profane.
La Messa di Notre Dame, la prima in stile polifonico di cui abbiamo notizia (in precedenza la Messa era solo monodica) è anche la prima concepita secondo un piano omogeneo, sviluppando cioè lo stesso materiale melodico e ritmico in tutte le sue sei sezioni (Kyrie, Gloria, Credo, Sanctus, Agnus Dei, Ite).
Questa concezione unitaria anticipa non solo le linee dei più grandi maestri del Rinascimento ma anche, successivamente, gli stessi Bach e Beethoven.
Con Guillaume de Machault la Messa non è più esclusivamente servizio divino ma assurge anche a forma d’arte, preparando la via alla fioritura dei grandi capolavori del genere sacro.
Un altro aspetto innovativo dell’opera di Machault è l’inserimento degli strumenti – dapprima esclusi dalla musica liturgica – che in alcuni momenti vanno ad aggiungersi al canto.