Alle radici della nostra musica
Sulla base delle nostre attuali conoscenze, il passaggio dalla preistoria alla storia e i primordi delle grandi civiltà europee si collocano intorno al 4000 a. C., preparati dalla scoperta della lavorazione dei metalli, l’invenzione della scrittura,
l’espandersi delle comunità umane, l’organizzazione dello stato l’istituzione dei culti religiosi.
I primitivi villaggi di capanne si trasformano gradualmente in agglomerati sempre più estesi, le città, con le proprie leggi e i propri ordinamenti. Sorgono monumenti – templi, palazzi, dimore sepolcrali – e con essi un’arte ufficiale destinata alla celebrazione del culto e alla glorificazione dei potenti e delle loro imprese.
Anche la musica esce dalla preistoria. Mentre da un lato il progresso nella lavorazione degli oggetti consente di perfezionare gli strumenti primitivi e di crearne di nuovi, sorge dall’altro la necessità di stabilire delle norme che regolino i rapporti tra i suoni. Prendono forma le scale e con esse i primi sistemi musicali, più o meno evoluti a seconda delle diverse culture. La scrittura offre un apporto determinante. Infatti, anche se una notazione musicale nel senso moderno della definizione è ancora molto lontana, i simboli grafici del linguaggio già offrono un ausilio prezioso affinché un canto non sia interamente affidato alla sola memoria.
Purtroppo i veri e propri documenti musicali che, risparmiati dal tempo, ci sono pervenuti, sono molto scarsi. Le testimonianze dei cronisti e degli storici, le iscrizioni dei monumenti, i bassorilievi e le pitture murali ci aiutano però, sia pure a distanza di millenni, a gettare uno sguardo nel mondo lontano in cui affondano le radici della nostra musica europea.