BOCCA D’ OMBRA – teatranti nel bosco
Una natura incontaminata, un verde mozzafiato, un silenzio carico, prati disseminati di una infinità di minuscole corolle bianche, a grappoli, a ciuffi, a larghe macchie colorate. Lo sguardo, estasiato, che fa fatica ad abbracciare la sterminata distesa di verde vellutato che ricopre le alture di fitti alberi di
faggio. Uno spettacolo indimenticabile, che concede all’anima di vivere emozioni a catena che sembra non si abbia il tempo di controllare, tanto sono immediate, conseguenti. Affiorano improvvise e quasi manca il tempo di catturarle nella mente per stamparle una dietro l’altra. I passi affondano morbidamente su una terra di radura e si fanno attenti e vigili quando, improvvise, le lunghe braccia sotterranee dei faggi attraversano il sentiero. Si scopre un dedalo di intrecci, tanto da sembrare un prezioso, ineguagliabile, superbo ricamo che definisce la zona d’ombra da quella illuminata.
Ombra che ha ispirato Maria Pia Graziani, nel proporre il laboratorio di scrittura dopo la splendida lezione di Dacia Maraini sulla storia del teatro. Tra passato e presente, in continui rimandi fra teatro centro di socialità dell’antica Grecia e il teatro della discontinuità dell’uomo moderno attraverso il tempo dell’oscuro medioevo, il rinascimento, la commedia dell’arte, l’illuminismo, per finire fra surrealismo, esistenzialismo a nuove forme teatrali moderne. Così si evolve la sperimentazione e la riscoperta della funzione comunicativa della rappresentazione contemplando i dualismi di luce e buio, piano e forte, suono e silenzio, scene e luci, fondale e quinte, musica e strumenti, oggetti e arredi, sipario e palcoscenico. Una infinità di variabili che a Dacia Maraini ha suggerito la citazione di Blanchot della BOCCA D’OMBRA.
Bocca d’ombra, la bocca d’ombra di Blanchot.
"Il chiacchiericcio della mente"
Quello che non si direbbe mai, che si pensa intimamente e che resta per sempre nascosto nel profondo dell’anima ma che costantemente, arabesca il tappeto dei desideri. Non sono i sogni, ma ciò che nell’ombra apre alla miscela esplosiva dei pensieri che vengono a galla. Chiave dell’ispirazione, porta del subconscio, parole senza logicità, iniziazione dell’errore, luogo del silenzio della scrittura.
da: http://www.riflessioni.it/enciclopedia/blanchot.htm In riferimento a Blanchot:
"Quindi la sua è prima di tutto l’eredità di un nuovo approccio alla letteratura (intesa in senso larghissimo, e lui stesso negli ultimi anni preferiva parlare piuttosto di “scrittura”). In secondo luogo resta capitale la sua interpretazione dell’opera come una unità complessa: al gesto della scrittura, corrisponde quello della lettura, e la parola scritta acquista vita nel momento in cui uno sguardo la riempie di senso. Tutte questi diversi momenti in realtà devono essere pensati insieme. Ma il destino dell’opera stessa, dell’esperienza letteraria è quello di accedere ad una dimensione, quella dell’immaginario, che è inevitabilmente negazione del reale, e quindi esperienza del vuoto, della morte. L’immaginario che è la natura profonda della scrittura costituisce però anche un pericolo, il pericolo della fascinazione, che attira verso il nulla, la sparizione, il silenzio, il fallimento dell’opera stessa. Lo scrittore come un Ulisse nell’oceano deve resistere al richiamo delle sirene che lo potrebbero portare al naufragio."
Dopo aver visitato il museo della Transumanza e conosciuto le nostre origini sannitiche, i tratturi, le vicende storico-sociali che hanno fatto della nostra regione abruzzese quella che è: ricca di verde con animo forte e gentile, è partito di buon’ora il laboratorio per i teatranti nel parco ribattezzato dalla corsista Antonella "Teatranti nel bosco".
Accanto alla sorgente della Val Fondillo fra i paesi di Opi e Villetta Barrea nel cuore del Parco Nazionale d’Abruzzo, fra fantasie e leggende, la bocca d’ombra ha svelato la percezione dei suoi segreti.
Divagazione Poetica
BOCCA D’OMBRA
Avvolgendo il silenzio
ascoltando soltanto con gli occhi limpidi
dell’acqua sorgiva.
Le fronde traboccanti dei faggi,
e le radici inquietanti
alla cattura di
chissà quali parole.
Come lunghe ed incalcolabili braccia
avviluppate e scoscese,
saldi neuroni della terra.
Il senso del tempo,
nell’ombra,
diventa sconosciuto
emozionando l’anima.
(Rosalina)