Non si sa tutto dell’ uovo di Pasqua
L’uovo, nella tradizione pasquale, ha sempre il primo posto, eppure non si sa tutto sulle origini di questa tradizione, che resta avvolta in un’aura di leggenda.
Secondo gli antichi cristiani, l’uovo era simbolo di rinacita e resurrezione. Nelle campagne di mezza Europa, si cominciò a
celebrare la Pasqua con uno scambio di uova di gallina, di piccioni, di quaglie o altri volatili, offerte come simbolo d’amore, di speranza, di salvezza eterna.
La tradizione dell’uovo, inoltre, si collega alla antica usanza del tempo in cui era proibito mangiarne durante la quaresima e si servivano poi sulla mensa pasquale.
Il dono delle uova fu per molto tempo un’usanza contadina legata non solo alla Pasqua, ma anche alla celebrazione della primavera.
Le uova venivano immerse in decotti di erbe e verdure per assumere i colori dei campi nella bella stagione e simboleggiare la vita che ritorna non solo dentro di noi, ma nche intorno a noi.
Le uova venivano colorate con sistemi che sono poi rimasti per uso nei secoli. si preparava un infuso di barbabietole per ottenere il rosso, di ortiche e di spinaci per il verde, di viole mammole per il viola, di bucce di cipolle per il marrone.
Come i contadini, anche i ricchi mercanti, feudatari, sovrani cominciarono a donare uova, non di gallina, ma d’oro e d’argento.
L’uovo con la sorpresa fece la sua comparsa alla corte di Francia, all’inizio del 1500, quando, il re Francesco I ricevette un guscio d’uovo in cui era stata inserita un’incisione su legno, raffigurante la crocifissione.
Il re fu contentissimo del dono e gli orafi della corte di Francia vennero subito messi al alvoro per costruire uova sempre più ricche e belle da regalare ai sovrani la mattina di Pasqua.
Sempre in Francia, nell’800, l’uovo si arricchisce del più ghiotto dei particolari: la cioccolata. Un giorno Napoleone III regalò all’imperatrice e moglie Eugenia un uovo di cioccolato contenuto in un guscio d’oro ricoperto di diamanti. La cioccolata nascondeva, inoltre, una preziosa collana di perle.
Il paese che forse più di ogni altro ha onorato l’uovo di Pasqua è la Russia, tra il ‘700 e il primo ‘900, all’epoca degli zar.
Nel mondo contadino si affermò l’usanza del "pisanky" (da pisaty, scrivere), ossia delle uova, per lo più di gallina, dipinte e decorate con disegni simbolici ai quali si affidavano precisi significati. Anche i colori, del resto, riflettevano un messaggio: il bianco, ad esempio è il colore della luce che dissipa le tenebre, è il simbolo di Cristo, la verità assoluta; il rosso è il colore del fuoco e dell’amore divino; il blu significa rigenerazione, è il colore con cui è sempre dipinta la veste di Cristo nella pittura cristiana; il giallo è il colore del sole e pertanto della luce divina; il verde, colore delle piante, è simbolo di fertilità nonchè di iniziazione alla conoscenza divina; il viola è il colore della fede e della giustizia.
Tra i disegni delle uova pasquali russe c’erano, molto significative, macchie colorate che ricordavano le lacrime della Madonna cadute su alcune uova che la vergine aveva donato ai soldati romani messi a guardia della Croce. Così diceva una leggenda russa.
Le uova colorate e disegnate, come già avveniva in altri tempi nell’Europa centrale, venivano portate in chiesa la mattina di Pasqua per essere benedette. E quando le uova dipinte non erano di gallina ma di vetro o legno, venivano conservate per essere poi esposte, anno dopo anno, accanto all’icona, il quadro sacro presente in ogni casa russa. Alla corte russa, le uova pasquali erano veri e propri capolavori di oreficeria.
Ancora oggi a Pasqua, si regalano uova di cioccolata, la cui produzione a livello industriale e cominciata intorno agli ultimi quarant’anni del secolo scorso.
(Fonte: Progetto Infanzia di Rosaria Cameli e Patrizia Maurizi – Editrice Raffaello – Ancona)
Le meravigliose uova di Fabergé in mostra ai musei Vaticani
E’ aperta dal 16 aprile, si potrà ammirare fino all’11 giugno nel suggestivo Salone di Raffaello dei musei Vaticani, la mostra Fabergé. Le Immagini Sacre.
Non a caso è stato scelto periodo pasquale per mostrare le famose Uova di Fabergé, preziosissimi manufatti in oro, smalti, pietre preziose che l’orafo di San Pietroburgo realizzò tra la fine del XIX e l’inizo del XX secolo su commissione degli zar Alessandro III e Nicola II. Ne confezionò complessivamente 57, tutte realizzate con un sistema di scatole cinesi, appena sotto il primo involucro vi era un tuorlo tutto d’oro, contenente a sua volta una gallinella colorata d’oro e smalti con gli occhi di rubino. Quest’ultima racchiudeva una copia in miniatura della corona imperiale contenente un piccolo rubino a forma d’uovo. Ciò nonostante ogni uovo doveva essere diverso da quello dell’anno precedente, opera d’arte a se stante che richedeva un anno intero di lavorazione.
Questo è il cosiddetto «uovo d’inverno», è stato venduto a circa 10,8 milioni di euro, pagati da un anonimo compratore da Christie’s a New York. Fu regalato nel 1913 dallo zar Nicola II alla madre e viene considerato fra le più belle realizzazioni nella storia della gioielleria. Praticamente trasparente, è ottenuto da un cristallo siberiano e decorato con tremila diamanti. All’interno, in un cestino di platino, si trova il bouquet di anemoni, ognuno dei quali ricavato da un quarzo bianco e decorato con altri diamanti.
Divagazione Filastroccosa
L’UOVO DI CIOCCOLATO
Tutto bello incartocciato
questo uovo di cioccolato.
Di sicuro ho molta fretta
la sorpresa è lì che aspetta
voglio aprirlo, non resisto,
il cioccolato l’ho intravisto.
Per favore, lasciatemi fare,
tutto tutto, lo voglio mangiare!
La sorpresa voglio acchiappare
e nessuno la deve toccare,
tutto a me, sorpresa e uovo,
altrimenti piango di nuovo!
(Rosalina)