Vorrei essere un genitore perfetto (2 parte)
La prima parte concludeva l’argomento presupponendo, in fondo, modalità educative in continuo movimento, un continuo rivedersi, riprogettarsi, adattarsi alle situazioni ed alle condizioni di relazione con i propri figli.
I genitori odierni, mal sopportano questa condizione, vogliono
essere ‘sicuri’ che il comportamento adottato sia quello ‘giusto’.
Desiderare di non sbagliare, spinge alla ricerca di una ricetta fatata, che tarda ad arrivare, per la semplice ragione che, dentro ogni essere umano è celato un senso di inadeguatezza dovuto ad una sorta di avidità, di inquietudine, di domanda a corrispondere ad un modello ideale di perfezione.
Ognuno di noi si pone degli obiettivi personali interni, che cerca di perseguire costantemente, a costo di sacrificare qualunque altra possibilità di esistere, verso cui dirige i propri comportamenti. Così ogni persona definisce il proprio pensiero, desiderio, ideale di genitore, amico, insegnante, amore e così via.
Questa modalità dell’esistenza, esercitata per migliorare noi stessi, dovrebbe, sottolineato dovrebbe, condurci a progredire. Il problema sorge quando le nostre convinzioni profonde diventano rigide e ritenute assunti assoluti, unica soluzione, massima possibilità, dignità irreprensibile di sè.
Confrontarsi con questa idea, mettersi di fronte ad un simile comportamento che rappresenta la perfezione assoluta, impedisce di vedere le vie intermedie, giudicate, a priori, fallimentari, eliminate senza discernimento, cancellate, rifiutate.
Agendo in questa maniera, il genitore che vuole essere perfetto nei confronti dei figli, corre pericolosamente verso la sofferenza del proprio ruolo. Chiede a se stesso ‘performance’ esagerate, che puntualmente, si riflettono come profondo senso di fallimento allorquando ci sono problemi educativi da risolvere.
L’esperto danese in educazione Juul, afferma che l’educazione è: ‘learning by doing’, si ‘impara facendo’ e continua affermando: ‘i bambini non hanno bisogno di genitori perfetti, con certezze e nessun dubbio, ma di esseri umani autentici, non onniscenti ma sempre disponibili a imparare e a crescere’.
Contrariamente a quanto si ritiene, il bambino impara di più da genitori che sbagliano, i quali dimostrano che dai propri errori, criticamente, si può migliorare. L’esempio che si dà, è che non si chiede di essere perfetti, infallibili, ma solo ‘onesti’ con se stessi, in grado di misurare il proprio agire in modo diverso, duttile, adattabile, flessibile.
Il famoso psicoanalista Winnicott parla di una genitorialità ‘sufficientemente buona’, cioè non si chiede la bravura assoluta , ma quel tanto che basta a infondere la sensazione di essere amati. Il desiderio di essere genitore perfetto spinge ad evitare ogni forma di conflitto, fino a cedere ad ogni richiesta, anche la più assurda. Un comportamento del genere, crea nel bambino la convinzione dell’onnipotenza ed impedisce, poi, la possibilità di accettare le difficoltà, le barriere, gli errori, i disagi che il mondo fuori ci presenta ogni giorno.
Il bambino ‘sovrano’ sa di esserlo e sa anche che è fonte di ansietà per i propri genitori. Diventa ‘tiranno’ ponendo il capriccio come condizione indispensabile di soddisfacimento personale. Accade anche in persone adulte che, fondamentalmente, vorrebbero conoscere un percorso più agevole per sentirsi al sicuro.
Essere genitori certamente non è assolutamente facile. E non esiste nessuna facoltà universitaria che possa dare le conoscenze per esercitarla.
Afferma la studiosa Maria Chiara Fiorin: ‘Ciò che davvero è funzionale alla crescita è fornire ai figli il giusto rifornimento affettivo che consenta loro di affrontare le difficoltà senza temere di soccombere. Lo strumento principale di cui dispongono genitori ed insegnanti è dunque la qualità della relazione che riescono ad instaurare con i bambini. All’interno di un rapporto caldo ed empatico, infatti, adulti e bambini possono sperimentare assieme e costruire un modello educativo condiviso, fondato ‘non su un rapporto di potere’, ma sul rispetto della reciproca dignità’.
(Fonte: Scuola dell’Infanzia-editrice la scuola- brescia)
Per approfondire:
J. Juul – La famiglia è competente – Edizioni Urra – Milano – 2009
D. W. Winnicott – Sviluppo affettivo e ambiente – Armando Editore – Roma – 2004
Divagazione Filastroccosa
IL COLORE DEL CUORE
Ho cercato nel vasto mondo del colore
la tinta più bella per regalarti il cuore.
Forse giallo del sole
o violetto delle viole?
Forse azzurro della fata turchina
o arancione del mandarino?
Forse blu del mare sconfinato
o il verde del tenero prato?
Forse marrone del cioccolatino
o rosa delicato del mio pancino?
Ho trovato! Il rosso della fiamma
è questo il colore della mamma!
Perché, tu, sei il mio più grande amore.
E questo, mamma, lo dico con il cuore.
(Rosalina)