Mettere a fuoco per chi educa-Teatro e Infanzia
"Il teatro non è archeologia (…). Perchè l’opera d’arte, in teatro, non è più il lavoro di uno scrittore, che si può sempre del resto in altro modo salvaguardare, ma un atto di vita da creare, momento per momento, sulla scena, con il concorso del pubblico, che deve bearsene" (Luigi Pirandello, "Introduzione al
teatro italiano", in Storia del teatro italiano, a cura di Silvio D’amico, Bompiani, Milano 1936). Per riflettere sul significato del fare teatro con i bambini piccoli, questo mi pare un buon punto di partenza. Proviamo allora ad aprire una finestra sulla natura del teatro, meglio, del linguaggio teatrale, e in particolare su alcuni aspetti fondamentali per chi si occupa di educazione.
UN’OCCASIONE DI RELAZIONE
Cominciamo a mettere da parte l’idea che si possa pensare al teatro solo come spettacolo e proviamo a recuperare l’elemento altrettanto importante della sua natura: il suo essere una forma di espressione e di comunicazione. Il teatro, infatti, nasce anche come forma di espressione interna al gruppo che lo produce, come frutto di una comunità che racconta la propria visione del mondo. Poi, visto che si fonda sul meccanismo della finzione, sposta la comunicazione in uno spazio diverso dal reale, uno spazio fantastico legato a chi partecipa alla finzione stessa. Nello spazio del teatro, dunque, si può raccontare se stessi fingendo di parlare di altri; si può giocare con i propri vissuti sostenuti dal "far finta di". Ecco allora un elemento cardine del teatro: poter partecipare con la propria naturale teatralità, la stessa teatralità istintiva che osserviamo in mille giochi fatti dai bambini, a un’esperienza che è personale e collettiva allo stesso tempo. Se solo pensiamo in questo modo, lo spazio della finzione teatrale diventa un luogo protetto di comunicazione e di relazione con gli altri e con la realtà in cui si viveo, meglio, un luogo di conoscenza, dove poter condurre le proprie esperienze: un modo, spesso piacevole e divertente, per crescere allenandosi alla vita. Ed è uno spazio molto particolare, composto da tasselli importanti per la formazione del bambino.
UNO SPAZIO PER IL CONFRONTO
Il teatro è combattimento. Sulla scena avvengono due tipi di scontri: quello interno alla vicenda, alla trama,e quello fisico tra gli attori che interpretano i personaggi. Il teatro, dunque, ha bisogno del conflitto per crescere, per prendere forma: è parte indissolubile della sua natura. Questo elemento, comune alle dinamiche relazionali, ha sviluppi interessanti per ciò che riguarda il rapporto con i coetanei e con gli adulti o, in generale, per tutto ciò che riguarda la scoperta e l’affermazione di sè. Ogni relazione ha bisogno del conflitto. E anche il bambino non può farne a meno per crescere, per prendere coscienza di se stesso, per misurarsi con la realtà che lo circonda e capirla meglio. Nel teatro il confronto si proietta nella finzione scenica. Se si guarda agli inevitabili conflitti di tutti i giorni, la loro trasposizione nel gioco teatrale può diventare un utile strumento per rivivere, con il necessario distacco, le complesse dinamiche del reale, aiutando il bambino ad affrontarle.
UNO SPAZIO PER L’INCONTRO
Il teatro può essere considerato uno spazio neutro, nel quale ognuno può giocare il ruolo che preferisce e persino ribaltare ciò che accade ogni giorno, lasciando spazio alle proprie fantasie. All’interno della finzione teatrale la relazione può azzerarsi e lasciare spazio a ogni possibile stravolgimento proprio per questo il teatro diventa un’ideale zona franca, nella quale il bambino può "rigiocare" se stesso e il suo rapporto con il mondo. Il teatro inteso come spazio neutrale del confronto diventa allora luogo privilegiato per incontrarsi. Se confrontarsi sul terreno della finzione vuol dire mitigare il conflitto, incontrarsi nei confini del teatro costituisce un modo per riscoprirsi. Il linguaggio teatrale non solo permette di parlarsi in modo diverso, ma mette le persone sotto una nuova luce, valorizzandone i lati più nascosti del carattere.
Osservare i bambini -e gli adulti- in tale contesto significa provare l’emozione e lo stupore che ogni scoperta porta con sè. E’ la partecipazione alla finzione, la condivisione di un processo creativo in atto, che incoraggia la persona a lasciarsi andare al piacere dell’esperienza, con risultati spesso imprevedibili.
Il tempo del teatro diventa un tempo dove l’ascolto reciproco è reso ancora più coinvolgente e magico.
UNO SPAZIO PER IL GIOCO E LA VITA
Il gioco costituisce uno strumento di conoscenza primario per bambini e adulti. Non solo. Il fare divertendosi fissa nella memoria ciò che si speriementa e crea forti motivazioni per proseguire l’esperienza. E questo è vero tanto sul piano cognitivo che su quello affettivo. In più, facilita e sostiene la relazione, la rinnova continuamente facendo crescere il desiderio di svilupparla. E’ il divertimento stesso che costituisce un potente veicolo di socializzazione, perchè condividere il piacere di un’esperienza unisce, crea il gruppo. Quando il gioco diventa di finzione, si aggiunge un elemento di divertimento: il piacere di trasformare la realtà costruendo il proprio mondo e partecipando a quello altrui. E’ bello pensare che esistano spazi dove potersi incontrare e confrontare, andando al di là dei ruoli di tutti i giorni. Il teatro può diventare uno di questi spazi, non per sfuggire dalla vita, ma per allenarsi ad affrontarla con più determinazione.
(Marco Bricco – Compagnia Unoteatro, Torino – da Scuola Infanzia anno VII – n. 2)
CHE COS’E’ Unoteatro
Unoteatro nasce dall’incontro di due compagnie teatrali. Professionisti sulla scena del Teatro Ragazzi, nei loro spettacoli gli attori toccano temi vicini all’infanzia: dal valore del gioco e del giocare all’incontro con l’altro e il diverso; dalla vita di tutti i giorni dei bambini alla messa in scena dei desideri dell’infanzia.
La compagnia si occupa inoltre di attività di formazione per insegnanti e di laboratori nelle scuole.
Per saperne di più: www.unoteatro.it, stilema@unoteatro.it
Divagazione Filastroccosa
IL DRAGO MANGIAPAURE
Questo è il drago dagli occhi gialli
con la cresta uguale ai galli.
Bocca aperta spaventosa
Che ingoia ogni cosa:
le paure, le caramelle
i biscotti, le ciambelle.
Faccia di bronzo e verdolino
digrigna i denti, fa l’occhiolino.
Gli facciamo intorno un girotondo
Viva il drago più bello del mondo!
(Rosalina)