Valore Della Delusione-Piccoli Bambini Crescono
Un lavoro di collaborazione implica che uno accetti di modificare i propri progetti per fare piacere al partner o per mettere fine a discussioni e tentennamenti e così trovare una soluzione. Ciò implica anche che si accetti qualche delusione, perchè non sempre è possibile fare ciò che si vuole. Nella collaborazione c’è anche reciprocità: si è flessibili ma ci si aspetta che anche gli altri lo siano. Vale per i grandi ma anche per i piccini. La delusione è un sentimento di cui i fanno presto esperienza e ciò che serve loro è imparare che si può restare delusi senza per questo sentirsi prostrati o infelici. Devono abituarsi a reggere le normali frustrazioni senza farne un dramma.
IL SENSO DI COLPA
Molti genitori si sentono colpevoli delle delusioni dei figli. Questo senso di colpa può diventare un ostacolo alla formazione di una collaborazione se i genitori cedono sistematicamente ai desideri dei figli. Vedendo che il genitore è preoccupato di non dispiacerlo mai o che è pronto a scusarsi per minime contrarietà, il bambino ne deduce che i suoi desideri sono nell’ordine naturale delle cose e che la frustrazione e la delusione sono emozioni dannose che deve evitare a tutti i costi.
Il senso di colpa può anche spingere i genitori a una negoziazione continua ed eccessiva, inadatta a un bambino piccolo che invece si aspetta che il genitore sappia decidere ciò che è bene per lui. Invece capita a volte di vedere genitori che supplicano i loro bambini di tre-quattro anni di "capirli", di far loro "un favore" oppure propongono regali se accettano di fare questo o quello. Ricordo una madre molto sensibile e amorevole che alle nove di sera cercava di riportare a casa la bambina di quattro anni dopo una festa di compleanno. Mariella, la bambina, non prestava la minima attenzione alle parole della mamma. La mamma cercava invece di convincerla con argomenti "razionali". "Mariella, amore, dobbiamo tornare a casa, è tardi. Sii buona! So che vuoi restare ancora a giocare con la tua amichetta, ma sei stanca. E’ arrivata l’ora di fare la nanna…". Mariella si allontanava correndo e gridando "No, non voglio andare a casa!". La mamma, senza mai perdere la pazienza, seguiva la figlia per tutta la casa senza riuscire a fermarla e tanto meno a convincerla. "Amore, ora andiamo. Sei stanca… Sii brava…". Questa scena durò circa mezz’ora, fino a quando la padrona di casa afferrò bruscamente Mariella per un braccio e la fece scendere dal divano su cui stava saltando. A questo punto Mariella, sorpresa per un intervento a cui non era abituata, si gettò in terra e si mise a piangere e ad urlare "Non voglio andare a casa! Voglio dormire qui!". La mamma accorse premurosa a consolarla e ad asciugarle le lacrime quando invece l’intervento migliore sarebbe stato, mezz’ora prima, spiegare si con gentilezza che era arrivato il momento di tornare, ma poi mostrarsi decisa.
IL "PERMESSO" DEL BAMBINO
L’adulto che insiste per ottenere il "permesso" del bambino, anche quando non è il caso, non gli consente di capire che anche gli altri hanno delle esigenze e che quando si tira troppo la corda le persone possono perdere la pazienza. Anche questo è un apprendimento che va fatto. I bambini che non sperimentano mai la delusione non imparano ad adattarsi, non entrano nella logica del dono e del contro-dono. Si aspettano tutto e non pensano di dover concedere nulla. Rischiano di diventare egocentrici, difficili da tollerare e da amare. I bambini devono imparare già negli anni prescolari che anche gli altri hanno esigenze, non solo loro. Nei giochi questo lo si impara rispettando i turni. Non è difficile indurli a familiarizzare con valori come la reciprocità, la giustizia, l’empatia, che sono alla base delle relazioni umane.
(Fonte: Anna Oliverio Ferraris – Psicologa e psicoterapeuta, insegna Psicologia dello sviluppo all’Università di Roma "La Sapienza")
Divagazione Filastroccosa
LA FILASTROCCA SCACCIAPENSIERI
La filastrocca scacciapensieri
parla di oggi e parla di ieri,
parla del tempo che va veloce,
parla del fiume che va alla foce.
Viene la sera e viene il giorno:
il tempo vissuto non fa ritorno,
la settimana è presto passata
e la domenica è già arrivata.
Passano i mesi, il freddo è finito
l’albero spoglio è già rifiorito.
L’anno che passa non ha importanza,
se tu lo vivi con la speranza
di preparare un mondo migliore
dove la gente vive col cuore!
(Scuola Infanzia n. 10 -2007- Editrice Giunti Scuola)