‘I bambini non diventano uomini, lo sono gia’
L’idea di J.Korczak e la Convenzione dell’Onu sui diritti dell’infanzia.
Il 2 settembre 1990 entrò in vigore la Convenzione dell’Onu sui diritti dell’infanzia. Un documento epocale, che garantisce ai
bambini di tutto il mondo "protezione, assistenza e rispetto". Ma cosa avviene nella realtà 20 anni dopo?
FAME: 1bambino su 4 al di sotto dei 5 anni soffre di malnutrizione nei Paesi in via di sviluppo.
ANALFABETISMO: 100 milioni di bimbi tra i 6 e gli 11 anni non vanno a scuola.
SFRUTTAMENTO: 8,4 milioni di bambini sono costretti a lavorare, a prostituirsi o ad andare in guerra. 1,2 milioni sono in mano ai trafficanti di schiavi.
POVERTA’:1,30 euro al giorno: oltre un miliardo di bambini è costretto a vivere con questa cifra.
PROFUGHI: 21 milioni di bambini sono profughi e non hanno una dimora fissa.
MALATTIA: 9 milioni di bambini ogni anno muoiono prima dei 5 anni. Ogni giorno 1000 minori di 15 anni contraggono il virus dell’Aids. 4500 muoiono per aver bevuto acqua contaminata.
"I bambini hanno diritto di vivere l’oggi. Che deve essere allegro, infantile, spensierato", scriveva il pediatra ed educatore polacco Janusz Korczak, considerato oggi il padre dei diritti dei più piccoli.
La Convenzione sui diritti dell’infanzia venne applaudita a New York il 20 novembre 1989 ed entrò in vigore esattamente 20 anni fa. 193 Paesi, quasi tutti gli stati del mondo, hanno ratificato questo trattato, che coinvolge oltre 2 miliardi di bimbi.
La convenzione garantisce essenzialmente dieci diritti: tutti i bambini devono crescere in una famiglia in modo dignitoso, sani, ben nutriti e non devono essere maltrattati. Devono andare a scuola, giocare, esprimere le proprie opinioni. In caso di guerra e di fuga devono essere protetti,e se sono diversamente abili devono ricevere cure particolari. Quanto contenuto nei 54 articoli appare ovvio a chiunque abbia un po’ di sensibilità. Eppure c’è voluto circa un quarto di secolo prima che queste semplici norme entrassero a far parte del diritto internazionale:"I bambini non diventano uomini, lo sono gia", affermava Korczak all’inizio del Novecento. Una verità lapalissiana. Eppure ancora oggi, nel rapporto 2009 dell’Unicef, il centro di assistenza all’infanzia dell’Onu, la descrizione della miseria dell’infanzia riempie pagine e pagine. Indipendentemente dal punto in cui si legge il rapporto, ogni problematica è associata a un numero seguito da almeno sei zeri.
Janusz Korczak non riuscì a tradurre in cifre la miseria della sua epoca. Ma anche allora essa era composta dal terribile quartetto di povertà, abuso, violenza e malattia. Korczak chiamava i bambini il "proletario su piccoli piedi": sfruttato e con ancora meno diritti degli adulti sfruttati. Durante la prima guerra mondiale, Korczak formulò i tre punti fondamentali che ricompaiono oggi nella Convenzione sui diritti dell’infanzia: i bambini devono poter essere così come sono. Devono decidere da soli della propria vita. Gli adulti devono prenderli sul serio e non costringerli a fare niente che sia al di sopra delle loro forze e non adatto alla loro età.
Il pedagogo polacco parlava per esperienza. Nel 1911 Korczak aveva fondato a Varsavia l’orfanotrofio Dom Sierot, che si reggeva su questi principi. Erano i bambini stessi ad autogestire l’orfanotrofio: chi sporcava di inchiostro un tavolo doveva rimettersi al giudizio del "tribunale comunitario", che di solito assolveva l’accusato. Questo parlamento composto da bambini prendeva decisioni sui giorni festivi, e l’orfanotrofio pubblicava il proprio giornalino.
Korczak in questo orfanotrofio aveva raggiunto il proprio obiettivo: "L’uomo non cambia con le rivoluzioni, ma solo con condizioni di vita e un’educazione migliori".
Nel 1919 fu lui il primo a chiedere, con l’appoggio di educatori statunitensi, inglesi e tedeschi, una Costituzione per bambini: la Magna Charta Libertatis: Cinque anni dopo, la Società delle Nazioni approvò la Dichiarazione di Ginevra dei diritti dell’infanzia. Ma per Korczak non era abbastanza.
La Società delle Nazioni incitava il mondo a tutelare i bambini. Eppure Korczak criticava il fatto che non li riconoscesse come persone autonome e indipendenti, considerandoli al contrario dipendenti dalla volontà degli adulti: "Come può vivere domani un bimbo se non gli permettiamo una vita consapevole e responsabile?". Ogni bambino ha diritto di essere preso in considerazione.Nel 1940 Korczak dovette trasferire l’orfanotrofio nel ghetto. Due anni dopo, una mattina d’agosto, i 200 ragazzini che vi erano ospitati uscirono anche da lì in fila per quattro assieme a tutto il personale, Korczak in testa. Marciarono fino al "punto di raccolta", dove li attendeva un treno. Che li condusse al campo di sterminio di Treblinka. Un uomo si avvicinò a Korczak: "Ci deve pur essere un modo per impedire la partenza", disse. Almeno lui avrebbe potuto salvarsi, se avesse seguito l’uomo al cospetto delle autorità.
Ma il direttore si rifiutò: non voleva lasciare soli i bambini in quel momento di grande paura. Salirono sulla scaletta del treno, che pochi minuti dopo partì. Korczak e i 200 orfani non sopravvissero alla guerra. "Non voglio salvare me stesso, ma la mia idea", si legge nel suo diario, che un amico riuscì a portare fuori dal ghetto.
E che comincia così: "Forse un giorno, tra 50 anni, tornerà utile a qualcuno".
(fonte: GEO – n. 57 – ed. Mondadori)
Un esempio sui diritti dell’infanzia su: http://www.griffini.lo.it/laScuola/prodotti/convenzione/introduzione.htm
Divagazione Poetica
IL RUSCELLO E IL BAMBINO
Acqua tumultuosa
e rapide vorticose.
Senza un ponte,
anche se oscilla,
vedi periglio.
Il salto. Una sfida.
(Rosalina)