La danza nella Preistoria e nell’Antichità (Cap. II)
Sin dalle sue origini, la danza fu un vero e proprio linguaggio, un modo per manifestare emozioni collettive, per comunicare con le forze naturali e soprannaturali, per celebrare i momenti memorabili e solenni dell’esistenza. Ogni gesto, ogni passo, ogni movimento, ogni ritmo, tramandati di generazione in generazione, mantennero nel tempo dei significati precisi, destinati a evocare determinate immagini, situazioni o allegorie.
Presso i popoli cacciatori prevalevano le danze di imitazione animale, che venivano eseguite in cerchio. Il cerchio è comune a un’infinità di danze di tutto il mondo, è presente anche in quelle moderne e sopravvive persino nei giochi dei bambini. Per gli antichi cacciatori era il modo simbolico con cui la tribù circondava e imprigionava gli spiriti del male e allo stesso tempo catturava la preda e quindi si assicurava il cibo per la sopravvivenza.
A uno stadio più avanzato i movimenti, i passi, perdettero a poco a poco la loro funzione "imitativa", divenendo più composti e ordinati: dal primitivo cerchio si passò alla fila, alla serpentina, alla spirale, ai gruppi di tre, alla coppia e alle esibizioni singole.
Presso tutte le grandi civiltà antiche la danza continuò a occupare un posto importante nella vita religiosa e sociale. Egizi ed Ebrei la intendevano come una manifestazione di festoso omaggio alla divinità. Nella Bibbia è raccontato l’episodio di Maria, sorella di Aronne, che, dopo il passaggio del Mar Rosso, danza accompagnata da un coro di donne per rendere grazie al Signore. Sono inoltre descritte le danze degli Ebrei intorno al vitello d’oro e la danza dello stesso re Davide intorno all’Arca santa.
L’antica Grecia, culla di tutte le arti, coltivò particolarmente la danza, inventata e protetta, secondo la leggenda, da Tersicore, una delle nove Muse. Al di là del mito, i Greci fecero della danza una vera e propria arte, considerandola una cosa sola con la musica e un importante strumento educativo e formativo della gioventù. Tra le danze dell’antica Grecia di cui ci è giunta notizia, particolarmente importanti sono la solenne, austera emmeleia, la festosa sikinnis, il kordax, danza di coppia, e la pirrica, danza guerresca.
Anche i Romani avevano le loro danze. Una delle più antiche era il tripudium che i sacerdoti di Marte, i Salii, eseguivano durante i riti primaverili per seminagione e la purificazione dei campi. I danzatori percuotevano il suolo con i piedi, in sequenze di tre colpi l’una, accompagnati dal ritmo battuto sugli scudi. A questo tipico movimento ternario è appunto dovuto il nome tri-pudium.
Un’altra danza, in parte di provenienza greca ed etrusca, era quella che si eseguiva durante la festa del primo di maggio o calende di maggio. Giovani e ragazze uscivano all’alba e, danzando a suon di musica, si recavano nelle campagne e nei giardini a cogliere rami verdi con i quali ornavano poi le porte delle case di parenti e amici.
Il primo Cristianesimo ebbe le sue danze rituali ereditate direttamente dalla tradizione ebraica, ma destinate a una vita breve. La Chiesa romana, infatti preoccupata di un ritorno a certe pratiche pagane, finì per proibirne definitimente l’uso. (Romano Becatti-Emma Bisson)