A scuola di teatro ovvero Quando e Se una emozione ti prende
Tu non sai quando arriva, ma percepisci che c’è. Tu l’aspetti, ma non te l’aspetti. L’emozione arriva quando, da qualche parte, è passato il vento del silenzio e si è socchiusa una porta o è stato permesso che quella porta si aprisse.
L’hai già conosciuta o forse l’hai incontrata in tempi lontani, l’hai tenuta, consapevolmente, segregata gelosamente per non perderne sapore e profumi, oppure l’hai lasciata andare, nella speranza che si dissolvesse nei sentieri dell’inconscio. Talmente coinvolgente, talmente penetrante, talmente dolce ed avvolgente che, tornare di nuovo a trovarla è un incontro travolgente, stupendo, tormentato.
Fremi, tremi, senti la pelle che brucia, le mani e le dita come immerse in un formicolio incessante che diventa sempre più insistente. Le mandibole stridono, i denti si serrano e l’interno del tuo corpo sospeso, assalito quasi da un vuoto… pieno. E’ una scossa, un lampo, ti attraversa in un istante che sembra non finire mai.
Non distingui il reale. C’è un mondo intorno che non c’è. Ci sei solo tu con la tua anima che grida. Grida e basta. Si libera. Si espande. Allaga. Circonda. Assedia. Gioia incontenibile e tristezza incontenibile. E non vorresti lasciarla mai, ma l’emozione è talmente forte che scompone, disgrega, bombarda ogni minuscola briciola di realtà irreale che hai costruito, con fatica immane, per proteggerti dalla sofferenza.
Non l’hai dimenticata, l’emozione, ma ti mette in crisi. Se non accetti il vivere per quello che è, per quello che sei, per la strada che hai fatto, per gli errori commessi, per i sensi di colpa, per gli scheletri appesi, per ciò che non puoi pretendere, per il tempo che se ne va, per le convenzioni sociali, per gli schemi razionali che non vuoi rispettare, per il vivere quotidiano che assorbe le energie, e se, la coscienza di queste cognizioni non diventa pietra amorfa, l’emozione, quando ti prende, ti fa male.
Ma anche le pietre hanno un colore, una sfumatura, una diversa durezza, una diversa forma, una diversa casa, anche la pietra, vive. Anche la pietra, parla, senza parole. Basta guardarla con gli occhi e se gli occhi non possono, con quelli del cuore, tenendola tra le mani, accarezzandola, rigirandola, fra le mani, lisciandola o appoggiandola sul viso… è poesia.
Poesia dell’universo, dell’immensità, dell’anima.
L’emozione è poesia dell’anima. L’emozione è, forse, mistero profondo e imperscrutabile. L’emozione, forse, è amore. Amore indefinibile, che resta dentro, che si avviluppa, che si stringe, che quasi soffoca, che accellera il respiro, che ansima, con affetto soave o con violenza inaudita. L’emozione tocca le corde della sinuosa arpa che è in noi, eseguendo minuetti o sinfonie, scherzi o ballate, marce o preludi, a seconda di quanto, quando e come si è vissuto, conosciuto, assaporato o di quanto, quando e come si voglia lasciar esplorare i mille mondi dei nostri abissi.
Ti ubriachi, ti offuschi la mente, rischi la ragione, perdi l’orientamento, non sai chi sei e dove ti trovi e, quando torni, poi, sei vuoto, prima di riempirti di nuovo. Un uragano vorticoso, alla velocità della luce, nell’impossibilità di poterlo fermare, attenuare, bloccare, ti riporta, in un millesimo di secondo, allo stato cosciente mentre si affacciano agli antipodi, accavallandosi tumultuosamente, come fiume in piena, dolce e amaro, sorriso e lacrima, forte e debole, morbido e duro, intero e spezzato, brillante e tetro, leggero e pesante, sereno e oscuro. Il corpo risponde spossato, sfinito, trasudato, inebetito, dolorante, meravigliato di aver concesso spazio oltre lo spazio fisico.
L’emozione ti svuota e poi ti riempie, ti colma e ti travasa, ti scioglie e ti congela, ti prende e ti lascia.
L’emozione si governa o è incontrollabile? L’emozione, se la conosci, la eviti o la vivi? La eviti per sopravvivere o la vivi per amare?
Divagazioni poetiche
EMOZIONE
Nuvole di sorrisi,
temporali d’estate.
Turbine di lacrime,
pioggia d’uragano.
Profumi inebrianti,
respiri di montagna.
Sapori lontani,
acqua marina.
Dimenticala,
piangi.
Vivila,
combatti.
Ricordala,
nascondi.
Condividila,
… con chi?
(Rosalina)