PROPEDEUTICA MUSICALE – Aspetti della Psicologia del Bambino – L’ interazione tra bambini: IL GIOCO
Sia nel mondo umano che in quello animale il gioco è prerogativa di soggetti giovani tesi all’ esplorazione dell’ ambiente circostante e all’ apprendimento delle relative regole per capirlo, comprenderlo ed integrarvisi. Negli animali, ad esempio, i giochi riproducono schemi comportamentali aggressivi e di difesa con caratteristiche di innocuità e finzione. Queste componenti sono valide anche nel mondo umano pur se il gioco per i bambini si presenta con modalità assai più complesse, perché, oltre al patrimonio istintuale, è implicata la VITA EMOTIVA a sua volta in connessione alla VITA INTELLETTIVA,ai processi di SOCIALIZZAZIONE e di EDUCAZIONE,che proprio nell’ attività ludica trovano la loro prima realizzazione.
Nel gioco ogni bambino si serve di oggetti reali che manipola, muove, ordina e regola in base alle sue esigenze interne, al suo mondo interiore, passando fluidamente dalla mera fantasia alla realtà che,nel gioco, ha un carattere fittizio e consente al bambino di agire con assoluta libertà. Ciò gli permette di vivere ed elaborare situazioni emotive che altrimenti sarebbe costretto a subire passivamente accumulando energie che non potrebbe scaricare in alcun modo. Il bambino, infatti, adopera oggetti, cioè giocattoli, che trasforma in qualcos’ altro a seconda delle sue necessità (ad esempio una scatola diventa un lupo…) e diventano, pertanto, oggetti simbolo di altri non presenti, sui quali egli può scaricare ansie, paure, incertezze, forme aggressive, riferite a persone o cose dell’ ambiente.
Questo aspetto del gioco favorisce la distensione dell’ Io e una maggiore padronanza dell’ ambiente, grazie alla ripetitività della rappresentazione ludica ritenuta angosciante.
Il bambino non ha ancora una strutturazione della realtà come quella dell’ adulto,non ha ancora stabilizzati i confini tra realtà interna e realtà esterna, per cui passa facilmente dal piano della realtà al piano della rappresentazione fantastica dove, manifestando desideri e tensioni, può ritrovare una maggiore sicurezza.
In questo senso si comprende l’ utilità degli “OGGETTI TRANSIZIONALI” (D.W.Winnicott-Studioso e Psicoanalista inglese, specializzato nelle ricerche relative alla psicologia infantile e alla integrazione del bambino nella società).
Gli “oggetti transizionali” sono, ad esempio, pupazzi, giocattoli, coperte, ecc… che i bambini portano sempre con sé perché,essendo oggetti simbolo, rappresentano il legame affettivo che unisce loro alle figure parentali: essi rappresentano il primo gioco sociale,perché costituiscono la prima esperienza tra Io e non-Io, tra realtà interna e realtà esterna.
J.Piaget (Psicologo e Pedagogista svizzero, studioso e ricercatore della psicologia dell’ età evolutiva) ha individuato nel gioco uno spazio di attività che consente al bambino di assimilare l’ esperienza ai propri schemi mentali, in funzione dell’ adattamento all’ ambiente.
Tre sono gli stadi del gioco che ha ipotizzato:
-gioco PERCETTIVO-MOTORIO, dei primi anni di vita, che presuppone attività legate al piacere, al movimento e alla recezione sensoriale;
-gioco SIMBOLICO, dove gli oggetti sono considerati non solo per ciò che sono,ma anche per ciò che essi rappresentano e possono essere simboli, ovvero rappresentare ciò che non è presente. Questo gli consente di evocare situazioni passate e di immaginare situazioni future in cui si esprimono i desideri del bambino;
-gioco CON REGOLE, che si attua quando da individuale il gioco diventa di gruppo con ruoli distinti e complementari dove prevale l’ imitazione delle situazioni o delle attività adulte.
Il gioco è una delle situazioni privilegiate di comunicazione e di espressione che ci offre il bambino per poter accedere al suo mondo interiore.