Chiude ad Atessa la rassegna dell’ Accademia con La Bella e la Bestia
Atessa. Teatro “A. Di Iorio”. Martedì 29 dicembre ultima di tre serate di una rassegna di grande successo: “L’Accademia, a Natale”. Tre spettacoli di rilevante interesse per l’organizzazione, per la realizzazione, per la presenza di
pubblico. A soli tre mesi dalla costituzione, l’Accademia Ars Antiqua ha dato una dimostrazione di coraggio ma anche di capacità a vari livelli. Uno spettacolo di danza, uno di varietà e infine un musical, “La bella e la bestia”, appunto il 29; un genere, quest’ultimo, che ha richiesto una messa in scena non facile per la complessità del “fatto”scenico, per la presenza di vari “aspetti” artistici, per i modesti mezzi disponibili. Eppure la resa è stata di quelle che fanno sperare, per la considerevole preparazione dei maestri, per l’efficienza degli interpreti, per il grande entusiasmo che si respirava tra i ragazzi! Anche per questo, al di là di inevitabili imperfezioni, il pubblico ha condiviso appieno la prestazione dei ragazzi con un consenso espresso non solo in calorosi applausi, ma pure attraverso l’autentica approvazione del progetto lungimirante dell’Accademia, dichiarata in sintesi emblematica nell’ovazione che ha accolto alla fine il direttore artistico Elio Gargarella.
La favola, che racconta una dolcissima storia d’amore attraverso il paradigma strutturante della metamorfosi, apre a possibilità interpretative di ampio respiro. Ottima quella realizzata da Enzo Tumini (la Bestia), giovanissimo talento naturale, regista e attore di grandi capacità emotive, dai variegati accenti mimici e fonetici, sempre con grande equilibrio nel
le dimensioni della scena. Con lui e attorno a lui il segno del successo di Atessa: Gabrias, nome d’arte di Dario Impicciatore, esuberante Gaston, severo nel controllo dell’enfasi, incisivo nelle vocalità che contano. E ancora Eva Luna Betelli,
graziosissima Belle, elegante nei modi, quasi naturale nella tenuta scenica, di indiscusse qualità canore, anche se l’avventura verso i registri più acuti la spaventano ancora in modo evidente. Bravo Flavio De Mattia nella parte non semplice di Lumière, ironico e coinvolgente; simpaticissima Barbara Battista (le Tont), del tutto spigliata, aderente all’aspetto grottesco del personaggio con una spontanea condotta scenica. E sicuramente da citare tutti gli altri interpreti da Simone Pellegrini ad Alice Ciallella, da Concetta Piretti a Federica Di Giovanni. E la voce recitante Claudia Pili, con qualche onda di troppo, ma sempre fedele ad una tensione narrativa essenziale.
Avremmo preferito la presenza del pianoforte in qualche parte del teatro non solo per vivere tangibilmente l’emozione dell’interprete Ilaria Carlucci, ma certi che bene si sarebbe integrato con la favola. Ci sarebbe piaciuto che il telone fosse meno impegnato, ricordando che in teatro il “nero” ha una valenza non secondaria. Avremmo pensato che l’uso di uno strumento come il proiettore potesse incidere di più nel contesto scenico di base. Ma questi sono soltanto dettagli che il tempo certamente curerà meglio. Rimane la certezza di aver preso atto di una realtà che va ben oltre gli ambiti locali e che, con queste premesse, non può che proiettarsi verso mete ambiziose. (Sandro Benabei)