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Giselle

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  • Date 13 Dicembre 2009
giselle

Domenica 27 Dicembre, alle ore 21.00, presso il Teatro "A. Di Iorio" di Atessa, gli allievi del dipartimento di danza dell’Accademia Ars Antiqua, in collaborazione con la scuola di danza "Nadine", interpreteranno Giselle, balletto classico-romantico per eccellenza e banco di prova di ogni ballerino per l’intensità e la tecnica richiesta. Le coreografie e la direzione artistica sono a cura dell’insegnante Nadia Di Fazio.

Giselle è il secondo balletto più antico della storia della danza dopo la Silphide. Messo in scena con straordinario successo all’Operà di Parigi nel 1841, questo balletto, ricco di qualità poetiche e musicali, ha inaugurato la grande stagione romantica della danza.
Nata da una idea del romanziere francese Theophile Gautier e ispirata a una leggenda popolare nordica, Giselle alterna con perfetto equilibrio realtà e sogno. A un prologo- in cui si racconta la storia di un ingenua ragazza di campagna che, ingannata da un giovane nobile, muore dal dolore – segue un secondo atto, in perfetto stile romantico, collocato nel mondo notturno e spettrale delle terribili e misteriose Villi, spiriti di giovani donne morte prima di aver potuto realizzare il loro sogno d’amore. La musica del grande compositore francese Adolphe Charles Adam è efficace nel sottolineare la varietà dei sentimenti e la dolorosa tragicità dei rapporti umani. Giselle è stata da sempre banco di prova delle prime ballerine del nostro tempo: Margot Fonteyn, Alicia Markova, Carla Fracci, Alessandra Ferri. Mentre al ruolo del protagonista maschile, Albrechit, si sono susseguiti: Serge Lifar, Erik Bruhn, Rudolf Nureyev, Roberto Bolle. Ma passiamo ora al racconto dello svolgimento del primo atto.

I ATTO
E’ mattino presto, il luogo si anima per un istante al passaggio delle giovani vignaiole che si accingono ad andare a lavoro. Ma ecco irrompere, con una corsa impetuosa, il duca Albrecht: vuole conquistare Giselle e, per farlo, si presenterà sotto il finto nome di Loys, un comune borghese. Per celare la sua identità si cambia d’abito indossandone dei più umili. Dopo qualche esitazione, bussa alla porta di Giselle e si nasconde. La giovane esce, si guarda attorno senza vedere nessuno, danza lieve e gioiosa : è una ragazza pura e ingenua e, come apprenderemo più avanti, delicata di salute. Quando il giovane si mostra, Giselle è impacciata e intimidita, ma lui la trattiene e inizia il corteggiamento. Hilarion, il guardiacaccia, che ha seguito tutta la scena e sa dell’inganno, interviene cercando di mettere in guardia la ragazza. Ma è tutto inutile: Giselle infatti lo respinge. Il giovane prova allora a minacciare Albrecht, che riesce ad allontanarlo. Ritornano le vignaiole con i cesti pieni d’uva e Giselle si lancia in un valzer veloce insieme alle sue amiche. Ha un mancamento, ma si riprende. Mentre, la mamma Berthe ammonisce la figlia a non affaticarsi. Non riesce però a convincerla a rientrare in casa. Intanto Giselle balla con Albrecht un valzer scherzoso. Il suono dei corni preannuncia l’arrivo della bellissima Bathilde nella sua lussuosa eleganza: fidanzata del conte Albrecht. Giselle è sedotta dalle
bellissime vesti di Bathilde. La Nobildonna le dona allora una collana e lei, volteggiando radiosa la mostra a tutti esibendosi in un delizioso assolo. Per festeggiare la fine della vendemmia le vignaiole danzano allegramente insieme a una coppia di contadini. Ad interrompere la festa è Hilarion: il guardiacaccia separa i due giovani, dice a Giselle che Albrecht è fidanzato già con Bathilde e svela tutto l’inganno. Albrecht nega, ma di fronte alla sua promessa sposa non può far altro che tacere.
Quando capisce di essere stata ingannata e tradita, Giselle, stravolta dal dolore, getta a terra la collana avuta in dono; perde la ragione. In un crescendo di dolorose emozioni lotta, si strazia e muore abbracciata dalla madre. Albrecht e Hilarion si disperano, e l’atto si chiude nel generale compianto.

II ATTO
Il secondo atto ci introduce in un ambiente di acque, alberi e canneti: è il bosco notturno delle Villi, gli spiriti delle fanciulle morte il giorno delle nozze o tradite da uomini codardi e uccise dal dolore. Hilarion sta pregando sulla tomba di Giselle. All’improvviso gli appare lo spirito di Giselle e lui spaventato cerca di scappare, invece, viene punito senza pietà: raggiunto dalle Villi, e trascinato in un vortice che lo farà cadere in un burrone. La sua sorte appare crudele: l’uomo infatti è un traditore; ha solo cercato di difendere Giselle dall’inganno, anche se si è reso inconsapevolmente responsabile della tragedia. A piccoli passi sulle punte fa la sua entrata in scena Myrtha, la terribile regina delle Villi; esegue un assolo in tondo, creando nella radura un magico cerchio luminoso, al centro del quale danza poi elegantemente. In questo spazio entrano le Villi che danzano con forza malinconica intorno alla Regina. L’arrivo di Giselle, bianco fantasma, interrompe le danze: la giovane, fa ora parte del gruppo. Myrtha la invita a ballare, la danza è veloce, eccitata e dolorosa: una vera ‘iniziazione’. Nel bosco frattanto entra, a passi lenti e mesti, Albrecht con un mazzo di rose bianche. In preda a tremendi rimorsi, si reca nel luogo dove è sepolta Giselle. Quando il giovane ha raggiunto la tomba e vi ha deposto i fiori, appare Giselle che inzialmente lui non vede, ma in qualche modo ne sente la presenza. Quando lei si rivela finalmente, Albrecht cerca di abbracciarla, ma non ci riesce e capisce così che è solo uno spirito. La posizione della coppia, con Albrecht in ginocchio e Giselle in un arabesque dietro di lui chiude con un immagine simbolo l’incontro fra i due. La giovane ha ormai preso la sua posizione: difenderà il suo amore davanti all’inflessibile Regina delle Villi. Giselle è decisa a prolungare le danze fino alle luci dell’alba. Quando tutto sembra perduto, il giorno che nasce interrompe l’incantesimo notturno: Mirtha e le Villi ritornano nel loro mondo del soprannaturale. Giselle si china su Albrecht lo saluta. Il balletto si chiude sull’immagine solitaria del giovane, salvato e riscattato da un amore che ha compreso soltando troppo tardi.

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