Quale bambino
Questo bambino, quello odierno, dovrebbe fare ricorso costante alla LAV (Lega AntiVivisezione), per non essere più scomposto in mille pezzi di intelligenza. Non me ne vogliano le insegnanti delle scuole successive alla scuola dell’infanzia, ma, purtroppo, più si sale di grado nella scuola e più si pensa al prodotto e non al processo. Risultato immediato e costo zero perchè la produzione non può essere interrotta.
Che vuol dire, mi direte. Provo a spiegarmi. Nella forma mentis del/della docente di scuola dell’infanzia (fra parentesi preferirei chiamarla come ai vecchi tempi “materna” ora più che mai e così in seguito la chiamerò, un’altra volta vi spiegherò perché), il bambino è visto nella interezza e contemporaneamente nelle sue peculiarità, le specificità, le famose qualità che contraddistinguono le intelligenze multiple di Gardner. L’insegnante, riesce persino a svilupparle, incentivarle, coltivarle. Eh già, si obietta che nella scuola materna è più facile. Niente di più sbagliato, è più complicato direi, osservare, registrare, dialogare con esseri umani che non posseggono ancora, coscientemente, tutte quelle capacità espressive che permettono di individuare punti di eccellenza e di criticità! Sta alla maestra-o, possedere competenze adatte “all’uopo”, quindi chi fa questo mestiere, e dico consapevolmente mestiere, impara a riconoscere con l’esperienza costante del contatto giornaliero, le condizioni infantili, le possibili soluzioni, i probabili percorsi, le sicure strade per accrescere le modalità di esplorazione del mondo intorno.
Ma si sale e si chiede che, improrogabilmente, entro dicembre i bambini della prima elementare sappiano leggere. Pare imperativo categorico. Addirittura, per sostenere questo impegno, bisogna partire un anno prima, nell’ultimo anno della materna con pregrafismi, pre di qua e pre di là, perchè altrimenti, poi, nella classe prima NON SONO SCOLARIZZATI!
Signori, per favore, un attimo di calma. Vi ricordate gli impasti di terra, le ceppaglie, la campana, il cerchio della botte? Giochi poveri, ma che grande esercizio di fantasia! Ve la ricordate la vostra maestra dolce e severa, parlo di almeno trenta anni fa (Eh! Sorpassato! Sepolto! Vaneggi?) che riusciva a tenerne sempre più di venticinque e di ognuno e per ognuno sapeva descrivere vita morte e miracoli? Altri tempi! Il mondo è cambiato.
Beh! Noi, fino ad oggi, con almeno tre maestre per classe, da oggi unica che unica non sara’ (sarà prevalente così l’hanno definita, c’è lingua straniera, religione, sostegno e altro ancora), non riusciamo a cavarne un ragno dal buco. Tutto troppo in fretta, ci sono i programmi da rispettare, laboratori a destra e a manca, progettazioni stratosferiche. Devo dire che le nuove disposizioni indicano dei traguardi, ma non a dicembre del primo anno, non alla fine del primo anno, e avanti così; ma danno un tempo LUNGO che arriva alla fine del quinto anno della Primaria.
Allora mi chiedo: è proprio indispensabile andare avanti quando non si è digerito del tutto il precedente?
Secondo me il rischio maggiore è di creare persone insicure, incerte, che hanno una farraginosa informazione superficiale che alla minima difficoltà si sgretola.
Come possiamo pensare di esercitare il sistema mentale dei bambini se non sanno allacciarsi le scarpe, non si accorgono delle foglie che cambiano colore in autunno, non sanno giocare insieme per più di cinque minuti, non sanno strappare la carta, hanno paura di sporcarsi, non sanno ritagliare, non sanno impugnare un pastello.
Mi si obietta di nuovo, parlando di un bambino di scuola materna: ma hai visto che ragionamento! Parla come un adulto! E questo non glielo ha suggerito nessuno!
Non si tratta di suggerire con la voce, si tratta di assorbimento inconsapevole dei modi, dei tempi, delle azioni, insomma degli esempi degli adulti.
Abbiamo un bimbo adulto, inseguito dall’ansia di prestazione, che conosce l’inglese, le lettere, i numeri, l’ornitorinco, il triceratopo, lo shuttle, ma se vede un’ape è terrorizzato, se vede un ragno è certamente velenoso, se entra una libellula in classe c’è il fuggi fuggi generale e non conosce il verso del gallo! E ha in testa hello kitty, i gormiti, winx, ben10, dragonball, naruto, i giochi interattivi e chi più ne ha, più ne metta.
Questo bambino ha mille cose da fare: ballo, musica, piscina, karate, play-station, psp, cartoni, eppure non riesce a saltare con la corda, non riesce ad immaginare come si disegna un uccellino, impaccottato in situazioni e movimenti standard come i giocattoli con cui gioca. Tutto preconfezionato e piccolo, piccolo come gli appartamenti, piccolo come le sorprese degli ovetti di cioccolata, piccolo come le costruzioni, piccolo come gli accessori delle bambole, tutte superatletiche e di bellezza anch’essa standard. Il "dolce forno" ti sforna tortine profumate, il cagnolino meccanico ti segue e risponde ai comandi e adesso che arriva Natale ne vedremo delle belle! Abbiamo dimeticato la nostra cultura, la calza non è di babbo natale, ma della befana. Siccome la befana ha il carbone per i bimbi cattivi, il carbone adesso è di zucchero! (Personalmente, ho ricevuto scatole di cenere, carbone, aglio, cipolle, un orto intero, non per questo ho subito profondi traumi infantili che hanno disturbato la mia esistenza).
Comunque, continuando a salire, scolasticamente parlando nella scuola media di primo grado, si chiede a questi bambini ora preadolescenti e/o adolescenti, di spaziare con la mente, ed i professori delle medie dicono che i compiti in classe di italiano sono scarni, privi di originalità e di idee personali. In matematica, logica pressochè primordiale, si chiede e si parla di convivenza civile e cittadinanza e si riceve in cambio l’atto del bullo.
Ah! Il bullo! Non crediate che i bulli nascano da tredici anni in su!
Ne vedo tutti i giorni nella mia scuola materna, solo che nessuno vuole ammetterlo! In breve, il caso è serio e le problematiche che investono l’infanzia se non risolte e non curate si trascinano ad oltranza.
Conclusione: i bambini non sono da sviscerare per succhiarne linfa vitale.
I bambini devono essere bambini. La scuola, secondo me, non deve accellerare per poi sbandare, piuttosto deve rallenatare, accostare e fermarsi tutto il tempo necessario. Tutto ciò perchè "chi ben comincia è a metà dell’opera" e "chi va piano va sano e va lontano". Penso che un percorso così espresso possa fornire elementi solidi per essere in grado, in futuro, di effettuare scelte e affrontare difficoltà senza ricorrere a surrogati ipotetici “brain trainer” per crescere.
Insomma, non tutto e subito, non di fretta, poco ma fatto bene.
La libertà didattica non è un’invenzione, una fantasia, chissà se qualcuno rammenta che esiste ancora e che se ne può fare buon uso!?! Conoscete la scuola slow? Vi consiglio di visitare il sito www.pedagogiadellalumaca.org/index.html
(Rosalina)
Divagazioni filastroccose:
FILASTROCCA DEL FUOCO
Un giorno il fuoco si urtò
E rosso di rabbia forte gridò:
– Nel caminetto non ci stò,
vado a trovare un amicone
il signor Termosifone …
Che casa buia e stretta,
vado dalla signora Stufetta! –
– Ma che vuoi signor Fuoco
Io riscaldo poco!-.
– Allora che mi posso inventare?
Un bel bosco incendiare.
Non posso, è un gran danno,
mica l’albero cresce in un anno?
Quasi quasi, sai che faccio?
Me ne vado in mezzo al ghiaccio -.
Così fece e in un momento
Il fuoco finì il suo tormento.
(Rosalina)